Le alunne e gli alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado dell’I.C. “A. Pagano” (Nicotera, VV)

 

Jack London, Zanna Bianca, Classic House Book, 2019
di Salvatore Polito

“Poi i loro nasi si toccarono ed egli sentì sul muso la calda linguetta del cucciolo”

Zanna Bianca è un bellissimo libro, molto emozionante. La tristezza che il lettore prova nei confronti del cagnolino quando cambia costantemente padrone, oppure quando si separa dalla madre, si contrappone alla parte finale del libro. E’ un racconto basato sul rapporto tra animale e uomo, dove alcune volte si manifesta la crudeltà umana, alcune volte la bontà e la generosità degli uomini. Mi ha insegnato quanto sia importante il rispetto verso gli animali e, in senso più ampio, verso la natura e l’ambiente. Gli animali sono capaci di grandi sentimenti e sono dotati di intelligenza. Questo, gli uomini, dovrebbero sempre ricordarlo.

 

Louisa May Alcott, Piccole donne, Giunti, 2016
di Rita Larocca

“Gli uomini devono lavorare e le donne si sposano per denaro. È un mondo orribilmente ingiusto”

La storia si svolge durante la Guerra di Secessione americana. Le protagoniste sono quattro sorelle: Meg, Jo, Amy e Beth che vivono una vita tranquilla finchè il padre non parte per il fronte. Inizia, così, un periodo di grande disagio, soprattutto economico, ma le ragazze dimostrano di avere carattere e personalità. La mattina di Natale, le quattro  sorelle decidono di rinunciare alla loro colazione per donarla agli Hummel; il Signor Laurence, il loro ricco vicino di casa, apprezza molto questo gesto e le premia inviando loro il pranzo di Natale. Il racconto riprende tre anni dopo: Meg si sposa con il signor Brooke e hanno due bimbi e Jo conosce Bhaer. Ma la famiglia March viene colpita da un grave lutto. Nonostante ciò, le donne di casa March hanno la forza di riprendersi e andare avanti.

Piccole donne narra una storia che, anche se ambientata in un tempo lontano dal nostro, può essere considerata ancora oggi, attuale. La storia è piena di significati, mi ha insegnato ad avere amore per il prossimo e a non arrendersi mai di fronte alle difficoltà e mi ha insegnato quali sono i valori importanti della vita. Mi ha davvero impressionata e colpita; mentre leggevo mi immedesimavo nelle sorelle, sia negli aspetti positivi, sia in quelli negativi, del loro carattere. Mi ha colpito anche il loro  forte legame, sebbene avessero caratteri differenti, capaci di grandi sacrifici per il bene della famiglia.

 

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare, Mondadori, 2016
di Rita Larocca

“Si ricomincia sempre. Non conta quanta sfortuna hai accumulato”

Santiago è un vecchio sfortunato. Sono ottantaquattro giorni che non pesca nulla, ma una sera, con il giovane che lo accompagnava, sente che il giorno dopo andrà meglio. Pesca solo un marlin, che inizia a tirare la barca dell’anziano Santiago. Non si rende conto di quanto il peso possa essere grande, e quindi tiene la lenza pensando che tanto prima o poi si staccherà, ma non è così. Il giorno dopo, però, il pesce inizia a stancarsi (intanto pesca un delfino) e dopo tre giorni, finalmente, il pesce, essendo stanco, inizia a girare intorno alla barca. Il vecchio trafigge il pesce con una fiocina; il sangue attira degli squali, uno dei quali riesce a mangiare un pezzetto di pesce. Il vecchio allontana gli altri squali, ma è molto stanco. Infatti non ha la forza per contrastare l’attacco. Torna infatti nella capanna. Cade in un profondo sonno e sogna la sua gioventù. Dopo l’attacco, del marlin rimane solo la testa e la lisca, cosa che crea sofferenza per tutti gli altri abitanti del villaggio.

Il romanzo è stato molto intenso ed anche molto commovente, piacevole nel leggerlo, infatti sono arrivata all’ultima pagina subito, senza nemmeno accorgermene. Anche se non sono interessata alla pesca, ho apprezzato molto la storia per le vicende contenute e non solo. Il personaggio del vecchio mi è piaciuto molto perché è un tipo che non si arrende mai, egli rappresenta il legame tra l’uomo e la natura. Significativo, inoltre, è il rapporto tra il giovane e il vecchio. Il messaggio  di questo racconto, secondo me, è quello di non arrendersi e non disperarsi mai anche quando   si viene sconfitti.

 

Isaac Asimov, Io,robot, Mondadori, 2003
di Antonino Calopresti

“Pensa, prima di parlare, e dopo che hai pensato fai pure anche a meno di parlare, che è tanto di guadagnato”

Il libro mi è piaciuto molto nonostante io non gradisca le raccolte di racconti perché preferisco delle storie più articolate. Del libro ho gradito in modo particolare il linguaggio accurato e tecnico che ti fa capire come lo scrittore, grazie alle scarse conoscenze tecnico/scientifiche del tempo, sia riuscito a scrivere e parlare di una robotica ancora inesistente. Il mio racconto preferito di questo libro è Robbie poiché mi ricorda un po’ il film Il bambino con il pigiama a righe. Nel racconto i protagonisti Gloria e il suo robot (anche compagno di giochi) vivono in un contesto sociale simile alla Germania nazista, gli umani trattavano con disprezzo i robot (come i tedeschi trattavano gli ebrei). In questo racconto la madre, influenzata da ciò che la gente ha iniziato a pensare sui robot, è contraria al legame che si è creato tra il robot e Gloria, e rispedisce il robot alla fabbrica…

 

Nechama Tec, Gli ebrei che sfidarono Hitler, Mondolibri, 2001
di Antonino Calopresti

“È semplice. I tedeschi presero mio padre, mia madre e due miei fratelli. Li portarono nel ghetto e poi li uccisero. Non facevano distinzioni, uccidevano tutti gli ebrei. E allora io dovevo imitarli, uccidendo tutti i tedeschi che potevo? Non funzionava. Non aveva senso.”

Il protagonista di questa storia è Tuvia Bielski, un ebreo bielorusso, che insieme ai suoi fratelli ha creato un’unità partigiana dedita al salvare gli ebrei fuggiti dai ghetti. Nel libro ci sono cenni della sua vita prebellica, dove si viene a conoscenza di ciò che è accaduto durante l’infanzia, in cui grazie a dei soldati tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale ha imparato il tedesco. In seguito ci viene presentata la sua famiglia, con la quale viveva in un villaggio con pochi abitanti dove facevano i contadini, poi si sposerà e si trasferirà a vivere con sua moglie. Più tardi, nel 1939 con l’invasione sovietica lascia la moglie sola e scappa un poiché avendo un negozio gli sarebbe stato sequestrato. Nel 1941 con l’arrivo dei tedeschi si rifiuta di trasferirsi in un ghetto, ed insieme ai suoi fratelli si rifugia nei boschi della Bielorussia, molto grandi e fitti, il suo gruppo continuerà con il tempo a crescere di numero, fino a diventare ufficialmente un’otriad (in italiano brigata) e raggiungere verso la fine della guerra il numero di 1200 persone, il loro accampamento è cambiato diverse volte, la più grande migrazione effettuata la fecero durante la “Grande Caccia”. Si stabilirono in seguito nella foresta di Nowogródek, dove il loro campo si espanse e vennero creati diversi laboratori che permettevano all’otriad di commerciare con gli altri gruppi partigiani. Dopo la fine della guerra Tuvia smise di fare la vita da eroe, e divenne prima un tassista, poi si trasferì dal fratello in America.

Il libro mi è piaciuto molto, poiché racconta una delle tantissime storie di eroi di guerra purtroppo non sempre prese in considerazione e raccontate. Il libro non annoia mai e il lettore è sempre spinto a leggere per scoprire cosa nasconde il destino a Tuvia ed al suo gruppo. Poi una “caratteristica” di questo libro che ho apprezzato è che la narrazione assume diversi punti di vista, non concentrandosi solo su quello di Tuvia, infatti prende anche in considerazione ciò che gli altri pensano e dicono, un esempio sono tutti coloro riportati nel libro che pensano che Tuvia faccia un abuso di potere. Consiglio questo libro a chi vuole cercare qualcosa di nuovo da leggere.

 

Grigore C. Cartianu, La fine dei Ceaușescu. Morire ammazzati come bestie selvatiche, Aliberti, 2012
di Cristina Ivan

“Sono stati gli ultimi 62 metri percorsi dai coniugi Ceaușescu. Nel gennaio 1990 lui avrebbe dovuto compiere 72 anni e lei 74. Invece dei festeggiamenti si svolsero i funerali”

In questo libro viene spiegata nei minimi dettagli la vita di Ceaușescu prima di diventare dittatore. Ceaușescu nasce il 26 gennaio del 1918 in un piccolo paesino della Romania, è il terzo di dieci figli. Proviene da una famiglia molto povera, i genitori sono contadini, frequenta la scuola fino alla quarta elementare.  A detta del parroco del paese, il padre è assente, violento, alcolizzato, non molto intelligente e cattivo. L’unica fonte di nutrimento della famiglia è rappresentato da un po’ d’acqua e da un po’ di polenta. Non ha libri e non ha nessun interesse per questi. Era considerato antisociale, irascibile, non ha amici e non parla con i suoi fratelli.
A 11 anni, età in cui è espulso dalla scuola, viene coinvolto in delle risse e commette piccoli crimini, fino a scontare 7 anni di prigione; in seguito è un continuo via vai dalla prigione, finchè non si reca a Bucarest, diventa calzolaio e incontra Alexandru Sandulescu, membro del PCR che lo fa  entrare  nel partito.
Nel 1939, nel PCR entra anche Elena Petre, conosce Ceaușescu e si sposano nel 1947.
Il 30 dicembre 1947 il Re Michele abdica e il PCR prende il controllo della politica in Romania.
Il 13 maggio 1938 Ceaușescu viene nominato sotto segretario di Stato del Ministero dell’Agricoltura. Diventa generale nel 1950.
Nel 1965, dopo la morte di Gheorghe Gheorghiu Dej, diventa segretario del PCR.
Dopo varie vicissitudini, nel 1989, il popolo rumeno, attraverso una rivoluzione e tramite un processo illecito porterà alla morte i coniugi Ceaseucu.  Avevano 72 e 74 anni.

Un libro ricco di dettagli, sembra un documentario in formato libro. Ogni singolo dettaglio, ogni azione o parola detta da qualsiasi persona è presente. La descrizione della loro fuga è molto dettagliata. Mi piace particolarmente perchè l’autore non esprime pareri personali o commenta le azioni di quell’epoca.
Molto informale, sono presenti date e ore di decessi, spostamenti, processi, riunioni, patti e cene. In quelle 6 ore e 26 minuti in cui sono considerati fuggitivi, i coniugi Ceaușescu hanno utilizzato molti veicoli. Hanno sorvolato Bucarest-Snagov-Salcuța con l’elicottero presidenziale, pilotato da Vasile Maluțan. Hanno usato tre “Dacia” diverse. 

 

Elisa Maino, #OPS, Rizzoli, 2018
di Maria Elisa Gligora 

“È strano pensare ai nostri genitori come ragazzi della nostra età, cioè, so benissimo che anche loro sono stati giovani ma…”

Il libro racconta l’insolita e indimenticabile estate di Evy, adolescente di Milano che, finita la scuola, invece di andare al mare a Riccione con i suoi amici, è costretta a trascorrere le vacanze in una località sperduta di montagna dove vive sua nonna (luogo in cui vive realmente la nonna dell’autrice cui è dedicato il libro). Qui ritrova la nonna Lea e le sue deliziose crostate alla frutta, la vecchia amica Alice, genuina come il posto in cui vive ma molto insicura e poco sincera. Con lei Evy farà lunghe passeggiate ed escursioni in montagna per trovare il posto più adatto dove esercitarsi per un provino di danza, la sua passione. Ma su quella montagna dove ha trascorso la sua infanzia, Evy si imbatterà nel solitario Chris, un ragazzo abbastanza strano che l’affascina proprio per il suo carattere schivo e burbero. In quel posto sperduto, senza connessione, dalla mentalità ristretta, lontana da una metropoli come Milano, senza i suoi migliori amici e completamente immersa nella natura, Evy scoprirà l’importanza di due valori fondamentali nella vita come l’amicizia e l’amore.

#OPS è un libro che mi è piaciuto molto, per diversi motivi. Conoscevo già l’autrice e il fatto che scrivesse un libro a soli 15 anni mi ha incuriosita. Ho trovato molto scorrevole il testo e piacevole da leggere, mentre la trama mi ha completamente coinvolta perché molti temi trattati nel libro riguardano proprio la mia età. La prima cosa che colpisce è la protagonista che accetta di trascorrere le sue vacanze in un paese sperduto, con una nonna che non conosce neanche tantissimo perché non si vedono molto, lontano dal suo mondo super tecnologico e dai suoi amici… sfido qualunque adolescente a resistere! Eppure Evy da questa vacanza insolita uscirà diversa: conoscerà un mondo diverso dal suo, persone diverse da lei, più semplici, meno acculturate ma sicuramente più spontanee e capaci di trasmettere sentimenti veri. Si scontrerà con l’invidia e la gelosia, con la falsa lealtà, ma scoprirà che alla sua età tutto questo può essere normale, come del resto un amore non corrisposto o un amore complicato. Evy mi ha colpito perché è una ragazza molto determinata, che si è saputa adattare in una situazione diversa dalla sua quotidianità. Con la nonna riesce a costruire un rapporto di fiducia e confidenza, scoprendo che ha avuto un grande amore segreto da giovane e vedendola così come una donna. In Chris, che vedeva all’inizio come un burbero taglialegna, scopre sentimenti e tenerezza che non immaginava. E poi c’è il suo sogno, la danza. Sa di dover andare avanti sempre, “perché la vita non si costruisce con i ma e i se, ma con i nonostante…” E nonostante tutto lei riesce a coltivare il suo sogno di diventare ballerina, riesce a vivere un amore anche se difficile, a dimostrazione del fatto che niente è impossibile se si vuole veramente, se si mette impegno e determinazione nel realizzare i propri sogni. Nonostante tutto, infatti, bisogna sempre mettersi in gioco e non arrendersi mai di fronte alle difficoltà della vita. Faccio mio il motto di Evy: “E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore”.

 

Trish Cook, Il sole a mezzanotte, Fabbri, 2018
di Maria Tomeo

“Non permettere mai che un solo aspetto della tua vita ti impedisca di inseguire i tuoi sogni più sfrenati. Sforzati di avere un po’ di fiducia in te stessa e nel prossimo e nelle infinite capacità che hanno gli esseri umani di amare e di perdonare, nonostante i loro difetti”

Il libro tratta di una giovane ragazza, Katie Price, una diciassettenne con grandi sogni, però costretta a rimanere a riparo dalla luce del sole fin da quando era piccola. Katie è, infatti, affetta da una rara malattia: lo Xeroderma Pigmentoso o XP, che rende per lei praticamente impossibile l’esposizione diretta dei raggi solari, impedendole quindi di vivere una vita normale come tutti i suoi coetanei. La su vita è molto diversa rispetto agli altri e ciò è la causa della sua emarginazione. Proprio per questo ha pochissimi amici, anzi una sola: Morgan. Lei era l’unica bambina che non si era mai spaventata ad avvicinarsi a Katie, nonostante tutti gli altri la definivano un vampiro cattivo, alla quale non ci si doveva avvicinare se si voleva sopravvivere. Da subito hanno instaurato un bellissimo rapporto crescendo insieme e aiutandosi a vicenda in qualsiasi difficoltà, proprio come due sorelle. Katie è stata una ragazza molto sfortunata, ha perso la mamma all’età di sei anni, e per una bambina così piccola è stato molto doloroso crescere senza una figura materna al proprio fianco, ma nonostante ciò ha avuto tutto l’affetto del padre. Katie della madre ha un solo ed unico ricordo: la sua chitarra. Le è stata regalata al suo compleanno dal papà e da quel momento in poi si è dedicata particolarmente alla musica, proprio come sua mamma. Per via della malattia, però, non poteva uscire di casa e l’unico modo per farsi conoscere dagli altri attraverso la sua musica era andare alla stazione la sera tardi, dove lavorava un amico di famiglia di cui il papà si fidava. La sua vita è cambiata totalmente quando una sera, lì alla stazione, ha visto Charlie (un ragazzo di cui lei era follemente innamorata fin da quando era piccola). I due ragazzi hanno così modo di conoscersi finendo però per innamorarsi. Katie inizialmente non gli ha detto nulla riguardo la sua malattia per paura che il loro rapporto sarebbe potuto cambiato; un ragazzo come Charlie  non l’aveva mai conosciuto e non voleva perderlo per nessuna ragione al mondo, voleva godersi ogni istante in cui veniva trattata come una persona “normale”. Una notte, mentre i due erano fuori, Katie si è accorta che il sole stava per sorgere ed era una cosa per lei a dir poco pericolosa, avrebbe rischiato la morte. Così la ragazza ha cercato di correre al riparo, ma i raggi solari sono stati più veloci di lei. La sua malattia peggiorava giorno per giorno, e, così, è stata costretta a dire tutta la verità a Charlie. Entrambi sapevano che Katie aveva poco tempo a disposizione, così la ragazza ha deciso di passare gli ultimi istanti della propria vita con Charlie, trascorrendo un pomeriggio al mare perché era l’unica cosa che voleva di più al mondo.

Penso che come romanzo sia molto educativo e, direi anche, speciale. Mette in risalto l’amore vero e puro. Trovo sia davvero meraviglioso vedere dove si può spingere la forza dell’amore di un padre, che rimasto vedovo, ha dedicato sé stesso alla figlia, a come renderla felice nonostante sia costretta a vivere di notte per non farle mai mancare nulla. Katie e il padre hanno un rapporto splendido, si dicono tutto, passano intere giornate insieme e si divertono da matti proprio come fossero fratello e sorella, e non è una cosa di tutti gli adolescenti di oggi, secondo me, perché spesso vedono nei genitori una sorta di nemici.  Ma cosa c’è più importante dell’amore della famiglia? È una domanda forse banale, a cui però vale la pena cercare di dare una risposta. Non tutte le famiglie sono perfette, anzi nessuna lo è, ma nel bene o nel male, ognuna di esse cerca di esserlo proprio per la felicità dei figli. Katie ha sempre sofferto il fatto di non poter avere una vita normale e costruire rapporti con i propri coetanei. In passato le bambine della sua età ironizzavano sul fatto che dietro quelle finestre nere si nascondesse un vampiro, tutte tranne Morgan. Lei è proprio il vero esempio dell’amica vera… Questo libro mi ha fatto capire molte cose, come ad esempio che un vero amico è felice per la tua felicità e comprende la tua tristezza, e lo fa perché sa che la tua felicità è importante e contagiosa. A volte bastano tre semplici parole per tirare su il morale ad una persona: ti voglio bene. Tre parole che se vengono detti dalla persona giusta hanno un gran valore e ti danno una forza immensa. Da questo romanzo ho capito che non bisogna circondarsi per forza di troppe persone: possono essere poche, ma donarti il bene che ti avrebbero dato in mille. Bisogna circondarsi di persone vere, e lasciare perdere chi ti sfrutta, circondarsi di persone che farebbero di tutto per te, anche l’impossibile. Perché un amico lo fa, se è un vero amico.  Gli amici ti fanno dimenticare il male e lo trasformano in bene anche solo attraverso la loro presenza. Alla fine conta chi c’è, chi resta nonostante tutto e tutti, nonostante i tuoi difetti e le tue debolezze. Charlie e Katie mi hanno fatto pensare molto e capire che quando si è innamorati a volte si fanno delle cose del tutto inaspettate e rischiose. Di solito tutti noi pensiamo all’amore come qualcosa di difficile. Ma non è vero, l’amore è la cosa più “facile” del mondo. Amare secondo me è un gesto naturale che non richiede sforzi ma ci viene dal cuore. Se si è davvero innamorati di una persona, amarla ci viene spontaneo. Katie ha sempre cercato il così tanto amato “principe azzurro” ma, a volte, non è lui quello che serve per essere davvero amate per come si è. Bisogna cercare una persona in cui ci si rispecchia, qualcuno che ci faccia vedere migliori di quello che siamo realmente, qualcuno che è disposto a fare delle cose che da soli non avremmo mai trovato il coraggio di fare. A mio parere l’amore, quello vero e puro, non muore mai, perché non si può smettere di amare una persona dopo che l’hai conosciuta e te ne sei innamorato. Non è possibile disinnamorarsi di qualcuno, perché amare vuol dire accettare qualunque cosa dell’altra persona, volere sempre la sua felicità ed essere disposti a tutto pur di stare sempre uniti.

 

Max Brooks, L’isola. Minecraft, Mondadori, 2017
di Giovanni Maria Lopez

“La vendetta fa male solo a te stesso”

“Dove sono? Chi sono? E perché tutto ciò che mi circonda è fatto di blocchi?”. Queste sono le domande di un naufrago che approda su un’isola misteriosa, dove il paesaggio e le creature che lo popolano sono costituite di quadrati. Un mondo stupefacente e pieno di insidie dove la priorità è trovare del cibo e nel frattempo non diventare cibo per le altre creature che si aggirano nell’isola, come lo zombie che si fa vivo appena cala la notte, i creeper esplosivi e gli scheletri armati di arco e frecce. Senza alcun aiuto a parte alcuni strumenti improvvisati e i saggi consigli di una mucca. Ci sono foreste da esplorare, tunnel sotterranei da saccheggiare e masse di non morti da sconfiggere. Solo allora il segreto dell’isola potrà essere rivelato.

Questo libro per me è un capolavoro, mi fa capire l’importanza della vita; può sembrare a prima vista un libro che parla di un gioco ma in realtà parla di cose attuali come la globalizzazione, il rispetto della natura e altri fattori importanti. Infatti da questo libro si apprendono molte cose: insistere, mai arrendersi; il panico annega la mente; non dare mai nulla per scontato; pensa prima di agire; i dettagli fanno la differenza; solo perché le regole non hanno senso per te, non significa che non abbiano senso; comprendere le regole le trasforma da nemici in alleati; essere troppo sicuri di sé può essere pericoloso quanto non esserlo affatto; si impara dagli errori; prenditi cura dell’ambiente e l’ambiente si prenderà cura di te e infine che la paura può essere sconfitta mentre l’ansia va sopportata. Non vedo l’ora che esca un nuovo sequel.

 

Joel E. Dimsdale, Nella mente dei criminali nazisti, Newton Compton, 2019
di Sofia Sbaglia

“I batteri possono portare epidemie in grado di spazzare via intere nazioni, ma essi rimangono semplicemente batteri”

L’Europa era ancora coperta dalle ceneri del secondo conflitto mondiale quando si aprì il processo di Norimberga, un processo per giudicare i criminali di guerra. Uno psichiatra, Douglas Kelley, e uno psicologo, Gustave Gilbert, cominciarono ad indagare per scoprire la mentalità dei criminali nazisti. Questi ultimi vennero sottoposti a lunghe interviste e molti test per scoprire il loro quoziente intellettivo e la loro personalità. Secondo Gilbert la malvagità dei nazisti derivava dalla loro psicologia corrotta, mentre, Kelley li considerava uomini comuni. Chi aveva ragione? In questo libro l’autore riprende in mano quei risultati ed esamina nel dettaglio quattro dei più celebri criminali nazisti: Robert Lay, Hermann Goring, Julius Streicher e Rudolf Hess.

Il libro si apre con la spiegazione del perché quel genocidio fu diverso dagli altri avvenuti nel corso della storia. Procede, poi, con l’arrivo di tre dei quattro criminali esaminati e Kelley ad Ashcan, prigione temporanea prima dell’inizio del processo. Kelley è stato una delle personalità descritte in questo libro che mi ha colpita maggiormente, per via dei suoi modi eccentrici ed insoliti, ma anche per la sua concezione ben precisa per le malattie mentali e per i test di Rorschach. Nella seconda parte si parla del processo di Norimberga, dei comportamenti degli imputati, della valutazione psicologica di questi ultimi, delle decisioni prese dal Tribunale militare internazionale e dell’esito del processo. Sempre nella seconda parte, si ha l’arrivo di Rudolf Hess e dello psicologo Gustave Gilbert a Norimberga, e viene citato anche l’abbandono delle ricerche, nel 1946, di Kelley. Finalmente, nella terza parte, avviene l’incontro con i criminali nazisti e con la loro personalità, l’autore ha riservato ad ognuno di loro un capitolo, dove vengono descritte le caratteristiche mentali, le valutazioni degli specialisti, gli interrogatori, il comportamento sotto processo e la morte. Il criminale nazista che mi ha colpita maggiormente è stato Hermann Goring, un abile e astuto manager, spietato, narcisista, avido, con una straordinaria memoria per i particolari e diverse personalità in base alla situazione. Nella quarta e ultima parte del libro si parla delle vicende svolte dopo il processo, in particolare dei risultati dei test di Rorschach e delle accese liti tra Kelley e Gilbert, in cui viene sottolineata la loro differenza di pensiero riguardo i criminali di guerra. Questa parte spiega anche come venivano letti e interpretati i test e cosa ne pensavano altri psicologi vissuti dopo il processo.

 

David Lagercrantz e Zlatan Ibrahimović, Io, Ibra, BUR, 2013
di Massimo Cariddi

“Si può togliere il ragazzo da ghetto ma non il ghetto dal ragazzo”

Questo libro tratta della vita, dentro e fuori dal campo sportivo, di Zlatan Ibrahimovic, il passaggio dalla triste e dolorosa infanzia di Rosenberg alla sua gloriosa carriera, piena di successi e trofei. In questo libro Zlatan si racconta, senza risparmiarsi, senza nascondere niente, riportando ogni suo pensiero a modo suo, ad esempio le accese discussioni con Mino Raiola, Van de Vaart, Pep Guardiola e tanti altri personaggi. Il libro inizia con il racconto del suo primo ed unico anno come giocatore del Barcellona e del suo rapporto con Guardiola, nei capitoli successivi tratta la sua infanzia difficile per poi continuare con il racconto della sua carriera.
La sua carriera ha inizio al Malmö, dove nel suo primo anno da professionista parte dalla Superettan (Serie B svedese) e, grazie a Zlatan, il Malmö torna in Allsvenskan (Serie A svedese). L’anno dopo Ibrahimovic firma un contratto con l’Ajax dove è allenato da Ronald Koeman, successivamente va alla Juventus. Lascia i bianconeri nel 2006 a causa dello scandalo Calciopoli per firmare con l’Inter. Successivamente, nel 2009, firma con il Barcellona. In Spagna rimane un anno a causa della lite con Pep Guardiola, e ritorna a Milano, al Milan.

Una motivazione per cui questo libro mi ha coinvolto è che, leggendolo, mi sembrava di ascoltare le parole di Zlatan più che leggerle. La lettura del libro è stata molto piacevole anche per i pensieri riportati, la voglia di lanciare un messaggio; è la storia un ragazzo con le stesse passioni di altri ragazzi, con una mentalità diversa, con la voglia di “spaccare” il mondo. Questo testo è un racconto genuino, diretto, dell’esperienza di vita di un ragazzo che, sin da subito, ha cercato di rendere sempre al massimo, a costo di morire in campo, fin quando non si spegne continua a dare tutto sé stesso, questo è ammirevole, perché è un uomo con la lettera maiuscola, tutto questo è all’interno del libro.
Il racconto autobiografico riporta la vita di Ibra passo per passo senza tralasciare alcun dettaglio, giornata per giornata, secondo per secondo con un linguaggio semplice e allo stesso tempo chiaro e diretto.