di Aurora Remollino – Scuola Secondaria di Primo Grado “Giovanni Faggella” (San Fele, PZ)

Il libro

Jerry Spinelli, Stargirl, Mondadori, 2000

Un accenno di trama

Il libro parla di una ragazza di nome Susan, ma che si fa chiamare Stargirl, che si mostra molto diversa rispetto agli altri, sia caratterialmente che nel modo di vestirsi, sempre gentile con gli altri e molto empatica e altruista. Stargirl va in una scuola di provincia in cui tutti i ragazzi si vestono allo stesso modo e fanno le stesse cose, la sua stravagante apparizione diventa subito uno scandalo per l’intera scuola. Il modo in cui si comporta (va in giro con un topo in tasca e un ukulele a tracolla, piange ai funerali degli sconosciuti e sa a memoria i compleanni dell’intera cittadinanza) è seguito con attenzione e stupore da tutti fino a quando Stargirl fa qualcosa che dagli altri viene definito ingiusto. Dopo questo avvenimento tutti non le parlano, non la salutano e non la degnano neanche di uno sguardo. Molti parlano male di lei alle sue spalle e la definiscono “falsa”.

Cosa ne penso

Questo libro mi è piaciuto molto perché mi ha fatto capire che è importante mostrarsi per come si è, distinguendosi dagli altri, senza tener conto delle opinioni altrui, anche se ciò potrebbe avere aspetti negativi, come l’esclusione dal “gruppo”. Mi ha insegnato, inoltre, che bisogna essere sempre un po’ altruisti perché anche solo dei piccoli gesti potrebbero rivelarsi molto importanti per alcune persone. La lettura di questo libro è stata molto interessante e mi ha coinvolto particolarmente anche perché ho notato molte somiglianze tra me e la protagonista.

Citazione preferita

“C’è un luogo che tutti noi attraversiamo, ma senza pensarci troppo, quasi senza accorgercene, e per meno d’un minuto al giorno. Per molti di noi succede al mattino. Non sono che una manciata di secondi… quando usciamo dal sonno ma non siamo ancora veramente svegli. Per quei pochi secondi siamo creature più primitive di quanto saremo durante il giorno. Abbiamo dormito lo stesso sonno dei nostri avi più remoti, e qualcosa del loro mondo ci è rimasta addosso. Per un po’ siamo informi, incivilizzati. Noi in “noi stessi” che conosciamo, ma esseri più in sintonia con un albero che con un  computer. Non abbiamo qualifica né nome, siamo solo natura, sospesi fra il passato e il futuro. Per quei pochi istanti, siamo tutto quello che potremmo essere”.