Di Federica Pizzi – Libri e Marmellata

Di storie di bambini alla ricerca dei propri genitori perduti in circostanze tragiche e misteriose è piena la letteratura per l’infanzia e parrebbe complesso aggiungere al motivo portante elementi originali e fantasiosi. Eppure Katherine Rundell riesce a costruire, nel suo romanzo Sophie sui tetti di Parigi, un intreccio coinvolgente e, soprattutto, ad animarlo di personaggi affascinanti, che si muovono in un’atmosfera suggestiva, come può esserlo quella notturna nella capitale francese di fine Ottocento.

Ma non basta la localizzazione geografica e temporale a rendere la storia incantata. Oltre che nella trama intrigante, il fascino del romanzo risiede nei valori controcorrente di cui si fa portatore: la creatività, l’armonia con se stessi anche quando si rischia di apparire bizzarri, la forza dei sogni, seppure ritenuti improbabili. Leggere delle avventure di Sophie equivale a staccarsi da terra, e non solo in quanto gran parte di esse si svolge sui tetti. Soprattutto perché a ogni pagina risuona vivo l’incitamento a osare, a sognare, a credere nelle proprie risorse, a non appiattirsi, a compiere atti di immaginazione, a essere “luminosi come fulmini” e a investire, con coraggio e fiducia, nella propria unicità.

La piccola Sophie ha solo un anno o giù di lì quando viene ritrovata nel canale della Manica, a galleggiare dentro la custodia di un violoncello, subito dopo il naufragio della nave Queen Elizabeth. A portarla in salvo è Charles, gentiluomo inglese, scapolo gentile e discreto. Non si sa chi sia, né da dove provenga ma l’uomo non indugia a farsene tutore, nonostante pareri scettici e continue ingerenze dei servizi sociali. Nella casa di Charles, Sophie cresce felice, amata, ascoltando storie, circondata da tanti libri che sovente fungono anche da stoviglie e piani di appoggio, libera di scrivere sulla carta da parati, di abbigliarsi come più le aggrada senza troppa attenzione alle convenzioni, sempre ascoltata con affetto e partecipazione, sinceramente sostenuta nella sua indole creativa e curiosa e nella sua voglia di vivere. Cresce cioè come ogni bambino meriterebbe: nelle condizioni migliori per sviluppare i suoi talenti, mai repressa, mai giudicata, guidata con dolcezza, amore e considerata sempre degna di considerazione, al pari di un adulto. Ma questo metodo più attento alla sostanza che all’apparenza non è ben tollerato dalle autorità e, al compimento del suo dodicesimo anno, dopo una severa ispezione degli assistenti per l’infanzia, a Sophie è imposto l’istituto.

Impossibile chiudere però un uccello in gabbia. Così, quando a pochi giorni dalla partenza per l’orfanotrofio Sophie trova nella vecchia custodia del violoncello una targhetta che pare un indizio sull’identità di sua madre, la ragazza e Charles non esitano a fuggire dalle autorità per mettersi sulle tracce della donna misteriosa. La destinazione? Parigi ovviamente.

Qui prendono vita le avventure, tra le stradine e i piccoli negozi di strumenti musicali, a cercare una bellissima violoncellista in grado di suonare il Requiem di Faurè in tempo tagliato, prima, e sui tetti della città, assieme a una banda di ragazzi senza dimora, poi. Passando dall’abbaino della sua stanza d’albergo Sophie fa infatti la conoscenza di un insolito personaggio: Matteo, privo di casa e famiglia, che vive da anni senza toccare il suolo, solo muovendosi lungo i profili, ora ripidi ora piani, dei tetti.

Con il ragazzo, un po’ rude e scontroso ma anche generoso e coraggioso, l’indomita protagonista impara l’uso dell’equilibrio, si spinge a saltare oltre un baratro spaventoso, ad arrampicarsi lungo i pluviali, a usare le dita dei piedi come fossero strumenti di appiglio, a camminare su una corda sospesa a metri da terra, a dialogare con gli uccelli, a cibarsi con ciò che l’aria, la temerarietà o l’ingegno mettono a disposizione. Con l’aiuto di Matteo e di un manipolo di camminatori del cielo, Sophie trova la traccia giusta per inseguire il suo sogno, per realizzare che tra impossibile e improbabile corre la stessa distanza che spesso separa due tetti: ci vuole coraggio e un pizzico di follia per superarla spiccando un salto, ma con la mano giusta a sostenere e fiducia nelle proprie capacità è possibile farcela.

La musica, la notte, l’avventura, gli abbaini e i camini, gli edifici storici e i monumenti fanno da cornice alle imprese di un gruppo di insoliti temerari, di sognatori e ribelli.

Con una prosa lieve, deliziata da una sottile vena ridente e impertinente, l’autrice ci trasporta in una storia che si fa magica e ardita come una passeggiata sulle tegole e avvolgente e incantata come lo spettacolo che solo si potrebbe godere da lassù.

Tutti speciali i personaggi, tratteggiati da pennellate di precisa stravaganza: Sophie e Matteo e la loro amicizia iniziatica, le sorelle Safi e Anastasia abitanti degli alberi, Gerard con l’udito più fino di una volpe e il buon Charles, che conosce l’essenza profonda della cura, quella che fa rima con libertà e fiducia e non con imposizione e paura.

Un romanzo ricco del fascino delle belle storie, capace di rapire e commuovere.

Sophie sui tetti di Parigi

Katherine Rundell, Sophie sui tetti di Parigi, Rizzoli Ragazzi – (288 pp, € 14,50)

(“Libri e Marmellata” – Il blog di Federica Pizzi)