della Redazione

Continua il ciclo di interviste (leggi QUI le altre) a chi si occupa in prima persona di promozione della lettura: librai, bibliotecari, blogger, esperti di illustrazione e letteratura per ragazzi e per l’infanzia. Francesca Romana Grasso è pedagogista e dottore di ricerca in scienze dell’educazione, ha frequentato il master di alta formazione dell’Accademia Drosselmeier di Bologna. In qualità di formatrice, progettista e consulente, collabora con i servizi sociali, sanitari ed educativi di Comuni, ASL, cooperative e privati, oltre che con numerose biblioteche e associazioni di promozione della lettura. Con l’Associazione Emmi’s Care organizza inoltre il Festival per l’infanzia e le famiglie Family Care a Brescia. Collabora con la rivista LIBER e numerosi altri blog. Il suo sito è www.edufrog.it.

1. Come sei arrivata alla promozione alla lettura, qual è il tuo percorso professionale?

Sotto il profilo degli studi il mio percorso è così lineare da apparire quasi noioso: diploma magistrale, laurea in pedagogia, dottorato di ricerca in Scienze dell’educazione, anno di specializzazione presso il Centro studi letteratura per ragazzi (Accademia Drosselmeier); lavorativamente invece è piuttosto vivace e vario: in qualità di formatrice, progettista e consulente, collaboro con i servizi sociali, sanitari ed educativi di Comuni, ASL, cooperative e privati, oltre che con numerose biblioteche e associazioni. Ho lavorato per vari anni come esperto di pianificazione e progettazione presso i servizi sociali del comune di Arezzo, con contratto a tempo indeterminato, ma con l’inasprimento della crisi ho sentito il bisogno di impegnarmi in un progetto culturale più ampio che ponesse al centro il rispetto dei bisogni profondi della persona.

Ho trovato nell’utilizzo della letteratura, in particolar modo degli albi illustrati, una buona strada per accompagnare gli adulti in percorsi capaci di accender buone domande e sguardi curiosi; sento l’urgenza di promuovere occasioni in cui le persone possano incontrarsi per riattivare pratiche di riflessione critica e fare palestra di buone pratiche. Le biblioteche sono i luoghi che prediligo per farlo, ma lavoro anche con i servizi sociali, educativi, sanitari, con le scuole; in passato ho lavorato alcuni anni con il personale dei penitenziari.

2. Perché per te è importante fare promozione alla lettura e leggere ad alta voce?

Leggere permette di nominare il mondo interiore e altro da sé; l’atto di “nominare” il mondo lo rende oggetto di pensiero, passaggio necessario per capire in che direzione si desidera realizzare il proprio progetto personale di vita.

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3. Come costruisci i tuoi percorsi di lettura? Come sono strutturate le tue letture con i bambini?

Da un po’ di anni sono davvero rare le occasioni in cui leggo ai bambini, lo faccio quasi esclusivamente in privato, anche se da un po’ di tempo si è rifatto vivo il desiderio di tornare a prestare la mia voce a questa pratica….

Qualche anno fa ideai e realizzai un progetto presso il reparto pediatrico dell’ospedale di Arezzo, in collaborazione con L’AVO, presieduta all’epoca da Doriana Stazio, di cui si può leggere in LiberWeb. Successivamente, attraverso l’Associazione Culturale Lettori in erba che ho presieduto, ho letto spesso in parchi e giardini pubblici. Chiusa quell’esperienza, oggi sono pronta per un nuovo progetto: l’associazione Edufrog, in cui la lettura riveste un ruolo centrale.

4. Hai un tuo metodo? Quali sono i tuoi maestri di riferimento?

Non amo la parola “metodo” in riferimento all’educazione, soprattutto quando viene affiancato a nomi di liberi pensatori  come Maria Montessori e Bruno Munari, che secondo me non sarebbero stati propriamente felici di alcune semplificazioni di cui ho spesso notizia; mi sento più a mio agio con la parola “approccio”.

Considero miei maestri Emmi Pikler, Maria Montessori, Elinor Goldschmied, Bruno Munari, Jella Lepman, Astrid Lindgren. Continuo a imparare molto dagli scambi  con le amiche del centro Nascita Montessori, e sono debitrice verso il C.E.M.E.A. del Lazio (Centri esercitazione metodi dell’educazione attiva) che mi ha significativamente accompagnata nella mia formazione personale e professionale.

Nel quotidiano mi confronto con numerosi professionisti, in primis Alice Gregori (psicomotricista e presidentessa dell’associazione di promozione sociale Emmi’s care) con cui ho scritto a quattro mani il Manifesto Alleanze educative e di cura intorno al quale sono sorti un Circolo di studio multiprofessionale che si riunisce almeno una volta all’anno in forma residenziale e più frequentemente per giornate intesive di studio e lavoro. Da quest’anno intorno al Manifesto è sorta anche una comunità di pratiche per apprendimenti collaborativi  che si interroga su come garantire un adeguato sviluppo unitario e armonico ai bambini nella cornice dei servizi all’infanzia, nelle famiglie, nella comunità di oggi. Da tre anni, sempre con Alice, organizziamo a Brescia Family Care, un festival per l’infanzia e le famiglie, a cui la cittadinanza accede in forma totalmente gratuita e nel quale la promozione della lettura ha un ruolo centrale, grazie anche ai contributi di esperti come Fausta Orecchio, Mariana Chiesa Matheos, Armin Greder, per non parlare dei tanti bibliotecari, studiosi e volontari.

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5. Quali sono le caratteristiche che un libro per bambini deve avere per essere un buon libro?

Un buon libro per bambini affonda le radici in progetto letterario di qualità, ed è fine a se stesso: buone domande, ipotesi interessanti, espressioni di vitalità, sono benefici effetti collaterali.

Sugli scaffali abbondano libri pensati a tavolino per soddisfare richieste di un pubblico adulto in difficoltà nelle sue funzioni educative; essi rappresentano delle illusorie scorciatoie che sottraggono più di quanto offrono, sia in termini di contenuti che di processo. I libri “per bambini” che promettono fin dalla copertina di risolvere un tema (ciuccio, pannolino, fratellino, bizze…) sono la versione junior dei corrispettivi libri-ricetta spacciati per manuali pedagogici che promettono istruzioni su come risolvere le difficoltà degli adulti disorientati.

Credo che un buon libro nasca per rispondere a un’urgenza, oppure a una curiosità genuina o, ancora, a un interesse vivo dell’autore. Il bambino (e l’adulto) che vive quotidianamente la possibilità di incontrare tante diverse tipologie di libro a un certo punto affina la capacità di discriminare tra buoni e cattivi libri, poco importa che sia in grado di argomentate le sue preferenze, l’importante è che nell’approcciarsi ai libri sviluppi il piacere e la capacità di scegliere.

6. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 3/6 anni?

Perché avete trascurato i libri per i primi tre anni di vita? Secondo me gli imperdibili per i primi sei anni sono:
Nel paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak (incredibile ma vero: molti genitori ed educatori non lo conoscono); I Prelibri di Bruno Munari; Federico di Leo Lionni; L’estate di Garmann di Stian Hole; Sembra questo sembra quello di Maria Enrica Agostinelli (poiché non sempre ciò che sembra è come appare!); i libri senza parole di Iela Mari, una gigantessa che continua a fare scuola.

7. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 6/11 anni?

Tutta la serie di Guus Kuier che ha Polleke come protagonista (in Italia Feltrinelli ha tradotto Per sempre insieme, amen; Mio padre è un PPP; Un’improvvisa felicità; Con il vento verso il mare; La poesia sei Tu); Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren; tutti i racconti dei Mumin di Tove Jansson e Il Giornalino di Gian Burrasca di Vamba.

8. Quali sono per te i tre libri più belli per Giovani Adulti?

I giovani possono spaziare tra libri apprezzabili fin da più tenere età a quelli per adulti, confrontandosi in questo caso con la vertigine dell’ineffabile, per questo fatico un po’ a segnalare dei titoli. Vorrei che tutti, ma proprio tutti, potessero leggere un albo illustrato di rara poesia, di G. de Kockere e S. Clement, Amorevolissimevolmente, edito da Donzelli nel 2006.

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9. Parlando di promozione alla lettura quanto pensi sia importante il ruolo della scuola e delle insegnanti, della famiglia, della società?

Chi non legge e non conosce la varietà dei libri non può testimoniare la ricchezza della lettura, per questo la via che ho scelto per promuovere la lettura si concentra sugli adulti. Uso albi illustrati, poesia e racconti per far esplorare agli adulti tematiche che sentono come urgenti (inutile dire che quando mi invitano a trattare della rabbia e dei capricci le biblioteche si riempiono sempre) per avvicinarli a tanti tipi diversi di libri e solleticarli, talvolta pungolarli anche in maniera un po’ urticante, attraverso i proposte che poi possono far incontrare anche a bambini e ragazzi.

La nostra epoca vive un grande bluff, finge che l’esemplarità non sia necessaria, non solo generalmente l’educazione civica non trova accoglienza a scuola, si è anche smesso di dare l’esempio e di avvalorare la qualità del lavoro: il sociologo Sennet ne L’uomo artigiano ricorda che fare bene le cose ha un valore fondativo per la comunità, lo credo anche io. Per crescere bambini e ragazzi che leggono occorre che gli adulti leggano, semplice!

10. Quali sono secondo te i fattori che contribuiscono a ottenere nei giovani un rapporto sano con l’oggetto libro/con la lettura?

La domanda è posta in maniera curiosa, mi piacerebbe aprire una riflessione sull’idea di salute che  i vari governi regionali stanno elaborando per “ottimizzare” l’uso delle risorse, monetizzando le singole prestazioni sanitarie, ma il tema ci porterebbe molto lontano: il fatto stesso che si parli di rapporto tra persona e oggetto la dice lunga su quanto proiezioni e rappresentazioni influenzino la lettura e la visione dei fenomeni.

Di sicuro la lettura, come altro fattore del ben-essere e bene-stare, trae giovamento dalla libertà, dall’accessibilità, dall’universalità di accesso, dalla laicità, dalla gratuità. Poi a ciascuno la possibilità di scegliere come, dove, quanto. Da appassionata lettrice non potrei concepire la mia vita senza libri ma conosco persone meravigliose che non leggono, ciò che mi preme è che non leggere sia una scelta e non il frutto di una deprivazione.

11. Qual è Il tuo libro preferito di sempre?

Pippi Calzelunghe è un libro che mi accompagna da quando bambina mi alzavo presto alla domenica mattina per andarmelo a leggere dentro la vasca da bagno, avvolgendomi nel piumone del letto: era davvero una situazione alla Pippi, che mi riempiva di eccitazione. Da anni l’ascolto per voce di Marina Massironi durante i viaggi in automobile.

In generale le mie preferenze si orientano verso il nord Europa per la capacità degli autori di mettere in scena la vivacità introspettiva dei giovani personaggi con la stessa raffinata sapienza dei grandi scrittori russi, ma allo stesso tempo riuscendo a restituire tutta la vivacità motoria e ludica dei bambini. Nel nord Europa esiste una stretta corrispondenza tra la libertà motoria di cui abbiamo traccia in letteratura e la vita quotidiana dell’infanzia, il libero movimento è sempre favorito, a differenza di  quanto avviene nel nostro paese, in cui i bambini sono ingessati per ore sui banchi scolastici, poi imprigionati in mezzi guidati da adulti, inscatolati in abitazioni sempre meno a dimensione di bambino e allontanati da strade e piazze, oramai dominio di autoveicoli e motocicli.

12. Qual è la tua citazione letteraria preferita?

“In quanto anarchico, lo scrittore può intanto attribuirsi in buona coscienza il modesto ruolo del lombrico nel terriccio della cultura che altrimenti si disseccherebbe nell’aridità delle convenzioni.”
(Stig Dagerman, La politica dell’impossibile, Iperborea, 2016)

“Un teatro è l’istituzione più importante del mondo, perché dimostra alla gente come potrebbe essere, come desidera essere anche se non osa diventarlo, e com’è in realtà.”
“Un riformatorio, allora!”esclamò spaventata Mamma Mumin.
(Tove Jansson, Magia di mezza estate, Salani, 2007)

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Per informazioni:

Attività professionale – www.edufrog.it

Blog personale sui temi di pedagogia, partecipazione, cultura – blog.edufrog.it

Il Manifesto di Alleanze educative e di cura e notizie relative alle attività culturali che vi si muovono intorno (circolo di studio; comunità di Pratiche, eventi) – www.educative.it

Family Care – Festival per l’infanzia e le famiglie, che organizzo ogni anno insieme all’Associazione Emmi’s Care – familycare.bs.it