della Redazione

Continua il ciclo di interviste (leggi QUI le altre) a chi si occupa in prima persona di promozione della lettura: librai, bibliotecari, blogger, esperti di illustrazione e letteratura per ragazzi e per l’infanzia. Giornalista pubblicista, laureata in biologia, ha sempre affiancato il lavoro nella comunicazione (ufficio stampa, redazione, scrittura articoli) al lavoro di educazione ambientale con le scuole e le famiglie. Anna Pisapia è interessata allo sviluppo della creatività in bambini e adulti e ha una grande passione per la fotografia, in particolare dei bambini. Mamma felice di due maschi molto vivaci. Grazie a loro ha scoperto il meraviglioso mondo dei libri e dell’illustrazione per l’infanzia.

1. Come sei arrivata alla promozione alla lettura, qual è il tuo percorso professionale?

Laureata in scienze biologiche, con un corso FSE per “progetti educativi per il Museo e il territorio” e un “corso di comunicazione scientifica” in tasca, ho iniziato contemporaneamente a lavorare in una piccola casa editrice, Il verde editoriale, come redattrice e svolgendo visite per otto anni al Museo di Storia Naturale Faraggiana Ferrandi di Novara (dopo una selezione su una ottantina di persone). Nel 2005 concludo la collaborazione fissa in casa editrice, rimanendo collegata con interventi sporadici , e per un anno e mezzo ho curato una rubirca sugli animali per City, la rivista gratuita di RCS, finché non ha chiuso.

Nel frattempo ho anche tenuto due corsi di formazione per il Parco Nazionale dello Stelvio e vinto un Progetto per Pegaso, l’ufficio della Provincia di Milano che poi è stato “smantellato” per parlare alle scuole delle specie esotiche. Ho vinto il concorso per insegnare alla scuola superiore e sono arrivata terza classificata a un concorso per il Parco del Serio.

La svolta arriva con la nascita del mio primo figlio. Dal 2008 inizio a interessarmi agli albi illustrati – seguendo anche alcuni corsi di illustrazione per l’infanzia con Maria Sole Macchia, Emanuela Bussolati, Chiara Carrer, Alessandro Sanna – che diventano una vera folgorazione. Inizio con mio figlio a frequentare assiduamente la Libreria Scaldapensieri (che purtroppo ha chiuso) dove incontrerò due persone con le quali ho avviato un percorso di collaborazione sugli albi: Cristina Zeppini, ex titolare della libreria, e Barbara Archetti, che in libreria teneva laboratori per piccolissimi chiamato “Gattonando”. Mi propongo a Francesca Archinto per collaborare con laboratori con Babalibri e iniziamo questo percorso – prima insieme a Barbara Archetti, poi anche con Cristina Zeppini – che ci ha portato a seguire mostre (es. Inventario a Palazzo Reale su Emme edizioni di Rosellina Archinto) e fare anche piccoli progetti.

Dal settembre 2014 con Barbara Archetti e in seguito con Cristina Zeppini, teniamo #laboratorioamerenda un incontro settimanale domenicale alla Feltrinelli RED di Milano dedicato agli albi illustrati che prevede anche un laboratorio creativo (ispirato alla lettura). Dal 2014 ho anche aperto un blog perché dal 2009 ho scoperto una nuova vocazione: la fotografia dei bambini in contesti spontanei e l’uso della fotografia nella documentazione e nella narrazione.

Il mio curriculum e percorso lo trovate qui: https://www.linkedin.com/in/annapisapia

2. Fai una  breve presentazione di te e delle tue attività legate alla lettura in particolare nelle scuole.

L’albo illustrato è il fulcro principale della proposta che coinvolge i bambini attraverso un percorso emozionale (se con le famiglie anche relazionale) che si conclude con un laboratorio creativo in cui i bambini sono lasciati liberi di esprimersi e invitati a ispirarsi ai diversi materiali proposti (principalmente di recupero o naturali). Quello che conta è più il processo del risultato (spesso comunque esaltante). L’idea è di lasciare libertà e cercare di scardinare l’impronta tipica dell’uso dei pennarelli che non danno idea al bambino della traccia che lascia; spesso non sono presenti affatto matite o pastelli.

Con le scuole il percorso è ancora in salita, i soldi sono pochi, ma quest’anno ho ricominciato con un piccolo progetto dedicato ai libri senza parole. Qui un libro senza parole che mi ha esaltato particolarmente (annapisapia.blogspot.it/2015/12/la-piscina-orecchio-acerbo-e-libri.html e qui annapisapia.blogspot.it/2016/02/la-piscina-al-laboratorio-merenda-in.html)

3. Perché per te è importante fare promozione alla lettura e leggere ad alta voce?

Ormai è fuori discussione l’importanza della lettura precoce e continuativa ai bambini. L’ho sperimentato con i miei figli e lo sperimento ogni volta che leggo. Penso che non si nasca lettori, ma lo si diventi. La lettura ad alta voce aiuta l’attenzione, l’ascolto, la relazione con l’adulto, mette in moto una serie di dinamiche che lo aiutano lo sviluppo verbale e intellettuale. Io sono cresciuta ascoltando mio padre leggermi libri e registrandomi le storie sul mangianastri quando ero malata. Credo molto anche nella funzione degli audiolibri, spesso sottovalutata.

05 luglio ©annapisapia - 82ok

4. Come costruisci i tuoi percorsi di lettura? Come sono strutturate le tue letture con i bambini?

Il laboratorio parte da uno o più albi illustrati di alta qualità, che sappiano fornire suggestioni ai bambini (da quando ho scoperto i libri senza parole questi sono diventati uno dei miei interessi privilegiati, questo grazie alla mostra che ho potuto seguire per Ibby Italia a Milano: annapisapia.blogspot.it/2015/02/mostre-sui-silent-book-milano.html). La lettura è diversa a seconda del tipo di albo e del pubblico presente (età, modalità di attenzione, ogni gruppo è a sé), quindi viene modulata “in fieri” a seconda dell’interesse e dell’atttenzione. Per esempio, quando con Cristina Zeppini abbiamo fatto un laboratorio legato ai semi e alla natura per Minimondi nel 2015, abbiamo completamente rivoluzionato l’idea iniziale in relazione anche allo spazio fornito e alle suggestioni che una forniva all’altra (in quel caso era anche abbinata una parte di animazione teatrale che coinvolgeva direttamente i bambini tra una lettura e un’altra).

Una volta conclusa la lettura si procede con alcune indicazioni tecniche (un po’ come insegnava Munari o come lavora Michela Dezzani/Munaria; ho appreso alcune cose da Paola Tonelli e seguendo la rete di cooperazione educativa voluta da Mario Lodi e che organizza ogni anno un incontro nazionale di due giorni sull’educazione) sull’uso della colla o l’attenzione (osservazione) ai materiali. Poi i bambini vengono invitati a realizzare un loro progetto in cui gli adulti si mettono a disposizione ma solo nel caso in cui il bambino abbia voglia/bisogno di aiuto intervengono. Ma il bambino è al centro, protagonista (come dice Lorenzoni nel suo libro I bambini pensano grande). A seconda dell’età o del tipo di libro viene poi chiesto al bambino di dare un titolo.

5. Hai un tuo metodo? Quali sono i tuoi maestri di riferimento?

Il metodo si è strutturato nel tempo vedendo molti laboratori o lavori di altre persone (Giulia Orecchia), sperimentando con i bambini che ho incontrato, imparando dalle persone con cui ho collaborato (Francesca Archinto, Cristina Zeppini, Barbara Archetti, Franco Fornaroli), o dai corsi di formazione che ho seguito (Emanuela Bussolati, Monica Guerra) che ho fatto. Attualmente sono molto attiva nella preparazione del materiale e nella stesura di un canovaccio ideale (a meno di progetti specifici in cui invito i bambini a creare qualcosa di più complesso e allora devo sperimentare in prima persona la riuscita del progetto finale per dare maggiori indicazioni tecniche).

Sicuramente, mentre in passato – specie quando facevo laboratori di educazione ambientale – tendevo a progettare e far realizzare un mio progetto ai bambini, ora agisco più (seguendo alcune indicazioni di Munari o facendomi ispirare dai libri) scegliendo i materiali per il laboratorio e lasciando completamente liberi i bambini perché sono interessata a stimolarli a trovare in se stessi la creatività.

Maestri di riferimento sono di sicuro: Munari, Lionni, Malaguzzi, Lorenzoni, Bussolati, Orecchia, Papini, Carrer, Chambers (per la lettura).

6. Quali sono le caratteristiche che un libro per bambini deve avere per essere un buon libro?

Un libro bello, solitamente è valido per ogni fascia di età, specie se stiamo parlando di un albo. Piccolo blu e piccolo giallo può andar bene per un bambino di 2 anni, come per uno di 4 o di 8 o per un adulto. Lo stesso vale per Nel paese dei mostri selvaggi di Sendak. Un buon libro ha delle illustrazioni che raccontano (i libri senza parole sono capaci di raccontare senza uso delle parole), delle parole che spesso sono poetiche o ironiche.

7. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 3/6 anni?

  • Federico, di Leo Lionni
  • Tararì tararera, di Emanuela Bussolati
  • Il raffreddore di Amos Perbacco, di Erin e Philip Stead

P.S. Come mai non includete libri 0-3?

8. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 6/11 anni?

  • Nocedicocco, di Ingo Seigner
  • Hank Zipper, di di Henry Winkler e Lin Oliver
  • Il segreto di Garmann, di Stian Hole

9. Quali sono per te i tre libri più belli per Giovani Adulti?

(Parlo di autori contemporanei)
  • 3000 modi per dire ti amo, di Marie-Aude Murail
  • Amico per sempre, di Aidan Chambers
  • La cena del cuore, di Beatrice Masini

18 giugno #MDL2016 ©annapisapia  - 237ok

10. Parlando di promozione alla lettura quanto pensi sia importante il ruolo della scuola e delle insegnanti, della famiglia, della società?

Penso che ognuno abbia un ruolo e delle responsabilità. Aggiungerei a questa lista il ruolo dei bibliotecari e dei librai. Penso che dovrebbe esserci un intreccio tra tutti e una collaborazione vera e sincera, non solo sulla carta. Marie Aude Murail all’ultimo incontro a Mare di Libri (postato qui: annapisapia.blogspot.it/2016/06/mdl2016-racconti-dal-festival-mare-di.html) ha detto che la scuola fa di tutto per rendere la letteratura un cimitero di persone morte. Mentre gli autori sono vivi.

In effetti, da quando i bambini vanno a scuola c’è il paradosso che il libro di fatto diventa un oggetto di scuola e quindi un obbligo. Tutti si aspettano subito che il bambino debba leggere in autonomia, privandolo del piacere dell’ascolto e della relazione dell’adulto che può portare altro dalla lettura (non solo il piacere, ma anche confidenze).

11. Quali sono secondo te i fattori che contribuiscono ad ottenere nei giovani un rapporto sano con l’oggetto libro/con la lettura?

Il piacere, trovare il modo di divertirsi con i libri. Lì parte la creatività e l’intelligenza delle persone che hanno a che fare con i lettori.

12. Qual è Il tuo libro preferito di sempre?

Sembrerà banale, ma è un autore poco noto che mi ha portato a fare biologia, quindi tra tutti scelgo: Gerald Durrel e La mia famiglia e altri animali, un libro che parla di natura in modo ironico.

13. Qual è la tua citazione letteraria preferita?

“Carpe diem”.