PASSA PAROLA

di Maria Teresa Giuliani, Scuola Secondaria di II°, ITT Panetti-Pitagora, Bari.

Cominciamo dalla parola gentilezza…”
Inizia così il percorso della terza informatica Med (Media Education) dell’ITT Panetti-Pitagora di Bari per questa edizione di Libriamoci, con la nostra attività di accoglienza che è servita ad ampliare il lessico ed utilizzare in maniera più consapevole le parole.
Con la semplicità di chi si deve abituare alla complessità, in un contesto/setting didattico pensato per essere generativo di idee e confronti, l’input utilizzato è stato la parola “gentilezza”, approcciata così come proposta da Gianrico Carofiglio nel libro “Della gentilezza e del coraggio”, di cui abbiamo letto in classe le pagine dedicate: il legame con le arti marziali, la differenza rispetto al concetto di mitezza, la flessibilità, il confronto.
In un proficuo lavoro, divisi in gruppi, i ragazzi hanno quindi realizzato i loro alfabeti della convivenza civile, discutendo su quali parole associare ad ogni lettera dell’alfabeto per esprimere un concetto irrinunciabile legato alla necessità di stare bene insieme e, come sempre sono stati sorprendenti, hanno discusso non solo di concetti quali regole, responsabilità, libertà ma anche di umorismo, inclusione, cura.
Sulle pagine del testo di Carofiglio, trattandosi di una classe smart fornite sotto forma di file, hanno poi realizzato i loro brevi testi con la tecnica del Caviardage, attività altamente creativa e inclusiva.
Una parola detta apre un mondo e le parole sono diventate poesia.
Un mondo si apre anche attraverso i libri al protagonista di “Un ribelle a Scampia” di Rosa Tiziana Bruno, infatti la forza delle parole e della lettura sono in grado di redimerlo e reinserirlo in società con la giusta idea di rispetto, collaborazione e condivisione.
Poi abbiamo provato ad immaginare un mondo senza parole: cosa ci costerebbe maggiormente non poter esprimere? “Il libraio di Selinunte” di Roberto Vecchioni ha fatto molto riflettere su quanto la vita si impoverirebbe se non avessimo le parole per esprimerci…
E i ragazzi hanno individuato le parole che non vorrebbero andassero mai perse, così come accade nella città del racconto. E cha belle parole sono state selezionate, perché hanno scelto di non poter rinunciare alle parole che consentono loro di esprimere i sentimenti.

Per maggiori informazioni: giuliani.mt@libero.it

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