di Maria Agostini – Scuola secondaria di 1° grado “C. Colombo” (Genova)

Durante l’anno scolastico 2014/2015 abbiamo costituito tre cast di alunni di terza media nelle nostre classi in parallelo e li abbiamo guidati a condurre interamente uno spettacolo da soli, partendo dalla lettura ad alta voce di tre romanzi fondamentali letti nelle classi prime, seconde e terze della scuola: E vallo a spiegare a Nino di Anselmo Roveda, Per questo mi chiamo Giovanni di Luigi Garlando, e Io dentro gli spari di Silvana Gandolfi. Abbiamo aggiunto alcuni passi scelti di Gomorra di Roberto Saviano.

Tutta la scuola ha lavorato su questi testi con concorsi letterari, di arte, di musica e di tecnologia. Quindi abbiamo creato uno spettacolo in cui i ragazzi fossero protagonisti assoluti: delle letture, delle canzoni, della scenografia, delle coreografie, della musica dal vivo…

Il nostro progetto si sviluppa attorno a questa idea: mettere i ragazzi al centro dell’esperienza, cogliendo la loro capacità rielaborativa che utilizza tutti i canali e i modi di espressione. Per questo abbiamo scelto il teatro di parola: una tipologia particolare di teatro in cui si privilegia la lettura espressiva a voce alta di testi d’autore.Questo modo di esprimersi punta alla potenza della parola evocativa per suscitare emozioni.

Così ogni capitolo dello spettacolo, che è presentato separatamente, si connota della lettura espressiva registrata dei ragazzi, delle loro scritte grafiche e delle illustrazioni degli episodi che costituiscono la scenografia, delle musiche di sottofondo rigorosamente registrate dal vivo e interpretate dai ragazzi, del coro dei ragazzi che accompagna e sottolinea i momenti della lettura espressiva. Una coreografia, interamente elaborata dai ragazzi, sottolinea anche aspetti più violenti e radicali delle parole lette e delle storie raccontate.

Tutti gli aspetti della messa in scena sono gestiti autonomamente dai ragazzi, che sperimentano, registrano, provano, girano video, stanno al mixer, ai proiettori multimediali, suonano, danzano e recitano dal vivo. Questo è, in estrema sintesi, lo spettacolo di teatro di parola che abbiamo denominato “Mafia vuol dire miseria”.

Lo spettacolo è divenuto un progetto speciale di COOP Liguria e sarà replicato a marzo 2016 in un teatro cittadino.

Potete visionare tutti i video relativi al progetto a QUESTO link.

Il progetto è realizzato in collaborazione con la Biblioteca “De Amicis”, la rivista Andersen, l’associazione Libera, e COOP Liguria.

Potete consegnare l’insegnante referente del progetto al seguente indirizzo e-mail: maria.agostini.424e@alice.it.