della Redazione

Continua il ciclo di interviste (leggi QUI le altre) a chi si occupa in prima persona di promozione della lettura: librai, bibliotecari, blogger, esperti di illustrazione e letteratura per ragazzi e per l’infanzia. Piero Guglielmino è prima di tutto un papà lettore, ma poi anche uno studioso e ideatore di seminari, e ancora di più un “agitatore culturale”, che con grande solerzia sostiene la promozione della lettura e della letteratura per bambini e ragazzi.

1. Fai una breve presentazione di te, del percorso che ti ha portato alla scoperta dei libri per bambini e alla promozione della lettura, del tuo progetto e/o delle tue attività legate alla lettura.

Un papà lettore. Mi piace definirmi così perché in queste due parole sono racchiuse le due cose che negli ultimi quattro anni mi hanno dato e mi danno più gioia: l’essere padre e la lettura condivisa con mio figlio Luka. Ho avuto la fortuna di scoprire la letteratura giovanile grazie all’insegnamento di uno dei più grandi esperti in Italia, il professore Livio Sossi. Ho frequentato le sue lezioni all’università tra il 2012 e il 2013, in Slovenia a Capodistria. Nel settembre del 2016 mi sono laureato con la tesi “Nino De Vita scrittore per ragazzi“. L’altra grande fortuna è stato il coincidere del corso di letteratura per l’infanzia con la gravidanza di mia moglie. Mentre scoprivo i libri per bambini aspettavo di diventare papà e già allora avevo ben chiara l’idea di iniziare un percorso di lettura fin dalla nascita. Da quando Luka è nato, nel dicembre del 2013, è iniziato un viaggio che stiamo facendo insieme, entrambi alla scoperta dei libri più belli. Per me leggere a Luka è anche ricerca, studio, un continuo domandarmi il motivo per cui ritengo la letteratura così importante. Da questo legame con mio figlio, la lettura e uno studio mai più interrotto di tutto ciò che gravita intorno alla letteratura giovanile, sono arrivato all’ideazione di un seminario, intitolato “Che cos’è un papà-lettore?”, che ha debuttato a Catania nella libreria Bafè a gennaio del 2017. Si tratta di un seminario teorico e pratico per stimolare una nuova idea di paternità, attraverso il potente linguaggio delle emozioni che nasce dalla lettura col proprio figlio. In primavera, invece, è nato il progetto “Babbo raccontami”, blog e pagina Facebook. Babbo raccontami è il racconto di un viaggio tra i libri più belli letti con Luka ma anche il luogo dove condivido la mia visione della letteratura giovanile. Dimenticavo un elemento importante. Ad agosto del 2015 ho creato il gruppo “Leggere insieme… ancora!” (LIA) di Trieste che ho coordinato per 4 mesi. Il gruppo omonimo su Facebook è stato il primo luogo in cui ho conosciuto tante delle persone con cui sono in contatto oggi: appassionati, studiosi, editor, scrittori e illustratori.

Adesso promuovo soprattutto la lettura ai bambini in età prescolare. Quello che mi interessa di più è la promozione della lettura, fin dalla nascita, di albi di qualità tra i genitori che troppo spesso sono disorientati o del tutto ignari delle splendide pubblicazioni che escono in questi anni e dei capolavori del passato. Cerco di segnalare, oltre che con Babbo raccontami anche su vari gruppi Facebook, la migliore poesia per bambini. Perché amo la poesia, la poesia che “salva la vita” (dal titolo del bel saggio di Donatella Bisutti), ma soprattutto perché mi sembra molto carente l’informazione e il mercato intorno a essa. Peccato, perché la poesia è lo strumento più potente che abbiamo sempre avuto per sentire la realtà, per rappresentarla, per cambiarla.

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2. Quali sono gli ostacoli che hai incontrato? Come li hai superati? Chi o cosa ti ha aiutato a continuare fino alla realizzazione del tuo progetto?

Parto subito dal problema della presenza costante sul territorio. Io vivo nella campagna istriana, in Croazia, un po’ isolato da tutto, o almeno dai centri che potrebbero interessare il mio lavoro. L’esperienza del gruppo LIA di Trieste è finita dopo pochi mesi proprio per l’impossibilità di seguire e organizzare tutto al meglio. La distanza da Catania, faccio un altro esempio, non mi ha permesso, nonostante una lunga pubblicità su Facebook, di relazionarmi col territorio, soprattutto le scuole, per promuovere il mio seminario e raggiungere il numero di partecipanti che speravo. Spesso si lavora solo sul social network, creando eventi, ma si perde un po’ il contatto con la realtà.

Un altro ostacolo che spesso si incontra è quello economico. È molto difficile riuscire a concretizzare dei progetti se non si viene pagati dignitosamente. Vorrei tanto portare il mio seminario in giro per l’Italia. Mi sembra che ci sia tanto interesse e anche che sia un approccio molto diverso dagli altri seminari, visto il target a cui miro, i papà, e data la combinazione di teoria e pratica (studioso e papà lettore). Riuscire a coniugare guadagno e spese per le trasferte non è impresa facile. Un ultimo problema è sicuramente quello dei libri da leggere. C’è così tanta qualità nel mercato editoriale italiano, nonostante la crescente spazzatura commerciale, che si fa tanta fatica a seguire tutte le uscite valide. Non sempre le biblioteche sono aggiornate in breve tempo e spesso i bellissimi libri delle case editrici più piccole (le migliori!) sono introvabili. Se tu fai un seminario sulla lettura fin dalla nascita, oggi, più del passato, puoi mostrare molti più libri per la fascia 0-6, tanti prodotti di elevata qualità estetica. Ma poi i genitori non riescono a trovarli in biblioteca. Non tutti possono permettersi di acquistare! E chi vuole comprare spesso nelle grandi catene viene sommerso da così tanti libri luccicanti che non riesce a vedere i libri veramente belli. Ecco, la soluzione per quest’ultimo ostacolo, invece di acquistare in blocco su Amazon, è la lettura quotidiana dei migliori blog (sono tanti), per potersi fare un’idea della qualità, la frequentazione delle librerie indipendenti, e non ultima la voglia di investire dei soldi nei libri piuttosto che nei tanti giocattoli tecnologici o nelle svariate attività pomeridiane con cui riempiamo il vuoto dei nostri bambini, un vuoto che purtroppo ci spaventa, un vuoto che invece è essenziale per dare spazio alla creatività e al Bello.

Rispetto alle difficoltà nel realizzare i miei progetti concludo con delle buone notizie che sono legate a quelle che chiamo buone persone e buone pratiche. Tutte le persone che ho conosciuto finora nel settore della letteratura per l’infanzia sono magnifiche! Sono accomunate da una passione smisurata per i libri, da una grande cultura, da una non scontata umiltà, da un’energia del fare e del pensare che sempre mi stupisce e mi dà coraggio e speranza per il mio percorso. C’è tanta voglia di fare rete insieme e aiutarsi a vicenda. E come se si percepisse chiaramente che stiamo tutti lavorando per ciò che di meglio abbiamo, i bambini, il futuro del mondo.

3. Cosa consiglieresti a chi vuole realizzare un’iniziativa come la tua?

Leggere quanti più libri di qualità possibili, cominciando dai grandi classici che tutti diciamo di conoscere e che invece spesso non abbiamo mai letto. Leggere la saggistica, antica e presente, sulla letteratura giovanile. E non fermarsi solo a questo settore ma leggere tutto ciò che gravita intorno all’infanzia, inclusi i tanti bei romanzi scritti per gli adulti ma che parlano dell’infanzia, i libri di pedagogia, psicologia. Bisogna conoscere bene i bambini per apprezzare e riconoscere la migliore letteratura a loro dedicata. Quindi leggere tanto, studiare sempre. Aggiornarsi con i tanti seminari disponibili, frequentare la Fiera di Bologna e i festival più seri. Essenziale è soprattutto osservare i bambini, ascoltarli senza anteporre filtri adulti, dialogare con loro e dargli voce, imparare da loro, come insegna il grande maestro Franco Lorenzoni. E per citare un altro grande maestro, Rodari, coltivare il proprio orecchio acerbo, per riconnettersi col proprio bambino dimenticato. Infine consiglio di essere creativi, ogni giorno, perché, come dice Bruno Bettelheim, “Prendersi cura di un bambino è un’impresa creativa, un’arte più che una scienza”. Manca ancora una cosa, un libro da leggere e rileggere sempre: “Che cos’è un bambino” di Beatrice Alemagna (Topipittori).

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4. Hai in mente nuovi progetti legati alla promozione della lettura?

Mi piacerebbe molto coinvolgere gli asili italiani presenti nel Litorale sloveno e nell’Istria croata per dei percorsi di lettura con gli albi illustrati. Purtroppo gran parte della produzione contemporanea non è presente negli asili e neanche nelle biblioteche. Credo sia un diritto di tutti i bambini poter incontrare i tanti libri di qualità di questi ultimi anni. E poi sto pensando a come portare gli albi illustrati negli asili sloveni, per un incontro con la lingua italiana attraverso le storie. Il territorio a cui mi riferisco ha un grande bisogno di far dialogare le due culture, italiana e slovena, per rafforzare un legame storico che sempre più va indebolendosi nelle nuove generazioni. Negli asili e nelle scuole slovene vorrei anche leggere i silent book, una tipologia di albo quasi assente dal mercato sloveno, un tipo di libro che mi viene incontro in questo caso, non parlando bene lo sloveno. Quando leggo un silent book do la parola ai bambini, sono loro a leggere per me!

Ho poi un progetto per leggere poesia nelle scuole, soprattutto leggere. E solo dopo invitare i bambini e i ragazzi alla scrittura, con l’idea che tutti noi SIAMO POESIA. Infine sto cercando una modalità per offrire servizi di consulenza per le biblioteche e le scuole, perché sono i due luoghi dove c’è più bisogno di un aggiornamento sul panorama odierno della letteratura giovanile.

5. Perché per te è importante fare promozione alla lettura e leggere ad alta voce?

La prima ragione è affettiva. Leggere a un bambino molto piccolo, leggere con entusiasmo, è prima di tutto un dono d’amore. Cito un passo da “Come un romanzo” di Pennac che spiega molto meglio di me cosa intendo parlando d’amore: “«Ancora, ancora…» vuol dire, su per giù: «Dobbiamo proprio volerci bene, noi due, per accontentarci di quest’unica storia, ripetuta all’infinito!» Rileggere non è ripetersi, ma dare una prova sempre nuova di un amore instancabile”. Prendersi ogni giorno del tempo per abitare una storia insieme ai propri figli significa dare valore a un tempo più lento, senza altre distrazioni, un tempo per l’ascolto e per l’osservazione partecipata. Non vedo altre occasioni in cui poter stare insieme in modo così coinvolgente ed esclusivo, a parte il disegno, la musica e in alcuni casi il gioco.

La seconda ragione è la forza che ha la letteratura e l’arte di contrastare questa società consumistica e concorrenziale. Ritengo che la lettura per i bambini sia oggi il mezzo più importante per resistere all’omologazione, un’omologazione di pensiero, un’omologazione culturale che mi preoccupa e che è molto difficile combattere. Leggere a un bambino fin dalla nascita può sicuramente contrastare questo stato di cose, ma non basta leggere, bisogna leggere libri di qualità, libri che sviluppino un pensiero divergente, libri prodotti da persone che amano l’infanzia, che la conoscono e che vogliono darle voce. Oggi abbiamo la fortuna di un’ampia scelta di letteratura e illustrazione di altissima qualità estetica, forse come mai in passato. Ma si tratta di una scelta per niente facile perché all’aumento dei libri di valore si accompagna un vertiginoso aumento di operazioni editoriali puramente commerciali, senza alcuna empatia per i bambini ma col solo progetto di uniformare, dare insegnamenti, abbassare in modo preoccupante la qualità delle immagini e della parola scritta. Sono prodotti, questi, che non interrogano la curiosità dei bambini ma danno tutti le stesse risposte. Dice Maria Teresa Andruetto nel fondamentale saggio “Per una letteratura senza aggettivi”: “C’è una forte richiesta di omologazione dei contenuti e della lingua dei libri, che si pretendono sempre più neutri, mentre la letteratura cerca il particolare, il palpitare della lingua, il suo perenne e fuggevole movimento”. È in questo contesto che diventa assolutamente necessaria la promozione della lettura di libri di qualità, la promozione di tutte quelle case editrici indipendenti che noi addetti ai lavori conosciamo bene ma che purtroppo non sono così presenti nelle case di tanti bambini, soprattutto quei bambini più svantaggiati.

6. Come costruisci i tuoi percorsi di lettura? Come sono strutturate le tue letture con i bambini?

Non è facile progettare un percorso per un gruppo disomogeneo di bambini. Ogni bambino è diverso, ognuno ha desideri ed “enciclopedie interne” diverse. Per questo motivo credo che bisogni sempre partire da se stessi. Bisogna scegliere libri che amiamo noi per primi e che conosciamo molto bene. Io non amo molto le letture tematiche perché spesso riducono una storia a un solo significato. Sappiamo invece che la letteratura è un luogo in cui costruire ognuno il proprio significato. La buona letteratura è circondata da confini sempre aperti ed è polisemica, elemento questo che si adatta bene alla mutevolezza del pensiero bambino e alla sua infinita creatività. Diventa allora essenziale proporre sempre tanti libri diversi nel rispetto di una bibliodiversità che valorizzi ogni bambino. A me piace scegliere tenendo conto di un sottile filo rosso che intreccia le storie ma è compito dei bambini che ascoltano mettere le dita dentro quel filo e scioglierne i nodi, ognuno a modo suo. A loro è concesso anche farne una matassa ancora più intricata e, perché no, perdere il filo ogni tanto…

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7. Quali sono le caratteristiche che un libro per bambini deve avere per essere un buon libro?

La cura, prima di tutto. La cura per le parole e per le figure, e per il modo in cui entrambe dialogano. Non basta avere una buona scrittura se essa è accompagnata a illustrazioni scadenti e viceversa. Un buon albo illustrato deve avere una progettualità grafica che valorizzi i due linguaggi, quello scritto e quello iconico. Per quanto riguarda la narrativa è un buon libro quello che racconta una storia che aveva un urgente desiderio di essere raccontata, una storia che ha trovato la voce più adatta per essere scritta. Si tratta di una voce adulta in cui risuonano ancora le urla e le risate, i pianti e gli oh di meraviglia, le paure e i sogni dell’infanzia e della giovinezza. C’è poi il concetto rodariano di orecchio acerbo, elemento costitutivo di ogni prodotto o iniziativa culturale offerta ai bambini. Bisogna amare lo stupore, ricercare la meraviglia in ogni cosa, giocare coi diversi linguaggi, non dare nulla per scontato ma essere in costante ricerca, insomma essere un po’ bambini. E come i bambini porsi sempre grandi domande. Cito ancora Andruetto: “Se c’è qualcosa che la letteratura ci insegna con forza è a farci delle domande. Non a darci risposte. Un romanzo, un racconto, un poema ci obbliga a domande, ci pone di fronte alla possibilità di interrogare noi stessi, non importa se bambini, ragazzi o adulti. Ci interroga intorno a ciò che siamo, a ciò che facciamo, in mille modi e in modo differente per ogni lettore. Se l’arte ha qualcosa, è la capacità di metterci a dimora nell’incertezza”.

8. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 3/6 anni?

Queste domande sono tra le più difficili a cui rispondere. Sono tentato di trasgredire e citare più titoli ma vista la lunghezza delle mie risposte finora mi attengo a tre titoli solamente. Eccoli: Fortunatamente di Remy Charlip (orecchio acerbo), Nel paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak (nella traduzione di Antonio Porta pubblicata da Babalibri che purtroppo scomparirà, a quanto so, nella prossima pubblicazione a cura di Adelphi), A caccia dell’orso di Michael Rosen e Helen Oxenbury (Mondadori).

9. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 6/11 anni?

Una fascia molto ampia questa. Ci provo, in ordine cronologico. E cito solo albi illustrati per sfatare il mito che dai 6 anni in su la lettura dell’albo è sconsigliata. La maschera di Grégoire Solotareff (Babalibri), L’estate di Garmann di Stian Hole (Donzelli), La casa sull’altura di Nino De Vita (testo) e Simone Massi (illustrazioni) (orecchio acerbo).

Non resisto, devo trasgredire, in osservanza all’essenza sovversiva dell’infanzia. Aggiungo tre libri di poesia, dalla nascita fino al sopraggiungere dell’adolescenza: Finalmente qui di Silvia Vecchini (testo) e Sualzo (illustrazioni) (Bacchilega Junior), La casa di Topo Pitù di Roberto Piumini (testo) e Carll Cneut (illustrazioni) (Topipittori), Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno di Silvia Vecchini (testo) e Marina Marcolin (illustrazioni) (Topipittori).

10. Quali sono per te i tre libri più belli per Giovani Adulti?

Facciamo almeno cinque? Sono due anni che leggo intensamente i libri di questa fascia e sempre mi sorprendono. Danza sulla mia tomba di Aidan Chambers (Rizzoli), Le lacrime dell’assassino di Anne Laure Bondoux (San Paolo Ragazzi), Unwind. La Divisione di Neal Shusterman (Piemme), Il selvaggio di David Almond (testo)  e Dave McKean (illustrazioni) (Edizioni BD), The Giver. Il donatore di Lois Lowry (Giunti).

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11. Parlando di promozione alla lettura quanto pensi sia importante il ruolo della scuola e delle insegnanti, della famiglia, della società?

Tutti e tre gli attori sono responsabili per la promozione della lettura, e dovrebbero esserlo in modo integrato, ma sappiamo bene che non è così, o almeno non quanto dovrebbe e non allo stesso modo in tutta Italia. Io individuo nella famiglia il primo luogo in cui si gioca il successo o meno della promozione alla lettura. Mi sembra abbastanza evidente che un bambino che vive in una casa dove non ci sono libri non avrà tante probabilità di diventare un lettore. Proprio perché la promozione della lettura dev’essere un dono d’amore diventa predominante il ruolo che i libri hanno nelle nostre case. Se mamma e papà sono forti lettori di letteratura di qualità ma anche fruitori d’arte in tutte le sue forme tutto sarà più facile per il bambino e per i genitori stessi che sapranno riconoscere i libri più belli. Per ciò che concerne la scuola mi duole dirlo ma mi sembra che poco si stia facendo. Si legge poco in classe, intendo la lettura ad alta voce col solo scopo del piacere, non si conoscono le migliori novità editoriali e si continua a usare la lettura solo per scopi strumentali e didattici. Ci sono delle belle eccezioni, per fortuna. Cito solo tre esempi: il lavoro di Antonella Capetti (APEdario) e la ricerca sul campo curata dalla prof.ssa Silvia Blezza Picherle al Nord e al Sud la didattica poetica di Angela Malcangi. Famiglia e scuola però non bastano. Sono tre i ‘luoghi’ che potrebbero veramente fare la differenza: la politica, l’informazione e l’Università. La politica mettendo all’ordine del giorno la cultura del libro, aiutando economicamente le biblioteche esistenti e creandone dove non esistono. L’informazione (tv e giornali) dovrebbe invece accorgersi, una volta per tutte, dell’esistenza di un’importante realtà editoriale italiana, quella delle case editrici indipendenti, il cui lavoro è riconosciuto ed esportato all’estero. Mi sembra oltremodo scandaloso il pochissimo spazio massmediale che si concede alla Fiera di Bologna, evento unico al mondo. Infine sottolineo l’urgenza per ogni Università di studi umanistici e pedagogici di dotarsi di una cattedra di Letteratura giovanile, dando finalmente dignità accademica a una Letteratura che non è mai stata di serie B.

12. Quali sono secondo te i fattori che contribuiscono ad ottenere nei giovani un rapporto sano con l’oggetto libro/con la lettura?

La gratuità del leggere, prima di tutto! Un ragazzo non può essere obbligato a leggere. Poi un incontro col libro segnato dall’amore. So che può sembrare retorico ma mi piace immaginare l’incontro con un libro come a un colpo di fulmine con la persona che sempre cercavi e poi alla fine, per una serie di fortunati eventi, hai trovato. Un libro deve coinvolgerti, deve parlare al cuore, deve essere un po’ come te ma al tempo stesso diverso. Un libro, come ogni buona relazione, deve farti crescere e diventare una persona migliore. Spesso ti senti rispondere che i ragazzi non amano leggere, che le nuove generazioni sono interessate ad altro. Io risponderei con una domanda: i ragazzi di oggi non amano più innamorarsi?

13. Qual è Il tuo libro preferito di sempre?

A questa domanda, per un accanito lettore come me, è impossibile rispondere. Quindi cito solo il libro che continuo a rileggere negli ultimi anni: I bambini pensano grande di Franco Lorenzoni (Sellerio).

14. Qual è la tua citazione letteraria preferita?

“Albero l’esplosione lentissima di un seme” (Bruno Munari, Fenomeni bifronti, 1993). C’è in questa frase tutto ciò in cui credo per una buona promozione della lettura e non solo, direi per la vita intera. Sostituite albero con lettura, bambino, amore… Magia!