della Redazione
Continua il ciclo di interviste (leggi QUI le altre) a chi si occupa in prima persona di promozione della lettura: librai, bibliotecari, blogger, esperti di illustrazione e letteratura per ragazzi e per l’infanzia. Beniamino Sidoti tiene dal 1996 animazioni e formazioni in tutta Italia, collaborando con festival, amministrazioni, editori e privati. Ha scritto, oltre a numerosi articoli, rubriche e saggi, Lettori in gioco (Sonda, 2015, con Alessandra Zermoglio). È autore di diversi libri per ragazzi, di narrativa e divulgazione, di giochi e di manuali e ricerche sul gioco. I suoi contributi sono disponibili in rete sui blog Il libro utile, A scuola si legge e Libri Calzelunghe.
1. Come sei arrivato alla promozione alla lettura, qual è il tuo percorso professionale?
Nella prima metà degli anni Novanta mi occupavo già professionalmente di giochi (sono tra i fondatori di Lucca Games) e di scrittura, e lavoravo come volontario per leggere libri ad alta voce per non vedenti. Ho provato a mettere insieme diverse cose che facevo e ho iniziato a proporre animazioni alla lettura in biblioteca e presto anche in libreria – ho fatto diverse animazioni per l’editore Mondadori e poi per Giunti, e presto ho iniziato anche a tenere dei corsi di formazione e aggiornamento su questi temi. Nel corso degli anni mi sono dedicato in particolare all’uso della voce e alla messa a punto di giochi per promuovere la lettura e la scrittura, che vedo strettamente legate. Ho lavorato e lavoro molto anche come consulente, mettendo a punto dei percorsi partecipativi e di scoperta all’interno di vari saperi o libri. Accanto a questo mi sono dedicato al lavoro editoriale, in particolare come editor dell’area ragazzi di De Agostini e oggi come curatore del marchio Dana per RW edizioni; sono anche autore di libri per ragazzi e non e studioso di letteratura per ragazzi, con il gruppo di Libri Calzelunghe.
2. Fai una breve presentazione di te e delle tue attività legate alla lettura in particolare nelle scuole.
Nelle scuole ormai lavoro principalmente per tenere corsi di aggiornamento: cerco di comunicare un’idea di lettura ad alta voce che non parta dalla tecnica e dalla dizione ma dalla capacità di coinvolgimento e partecipazione, mettendo al centro il libro come ambiente di scoperta.
3. Perché per te è importante fare promozione alla lettura e leggere ad alta voce?
Perché la lettura è un bene comune essenziale.
Perché saper leggere è saper fare cose con i libri.
Perché leggendo insieme impariamo ad abitare la lettura.
Perché la voce dà corpo al testo.
4. Come costruisci i tuoi percorsi di lettura? Come sono strutturate le tue letture con i bambini?
Cerco di costruire delle letture che possano essere trasversali per autori ed editori, a meno di necessità specifiche. Cerco di cambiare spesso i “miei” libri, in modo da non fossilizzarmi su “quelli che funzionano”. Detto questo, parto da un brano che voglio leggere, magari un brano nuovo e che ancora non ho letto in pubblico: a questo collego altri brani che mi paiono aiutare ad ampliare l’esperienza del primo. Cerco di far sì che ogni brano o lettura intera duri dai cinque ai quindici minuti, e ne metto insieme dai due ai cinque: poi dipende molto dal luogo, dal tempo, dall’età dei bambini o ragazzi. In generale comincio con una presentazione e qualche domanda, poi leggo, poi cerco di coinvolgere i ragazzi o i bambini, quando c’è tempo, in un gioco di creazione di storie o di poesie. Poi ci salutiamo.
5. Hai un tuo metodo? Quali sono i tuoi maestri di riferimento?
Ho un mio metodo basato sul gioco: ho letto e riletto la Grammatica della Fantasia, e amo in generale tutti i libri che aprono degli spiragli sul modo in cui si crea, in ogni campo. Accanto all’ispirazione di Rodari e Munari, mi lascio ispirare da molti complici con cui mi trovo bene e che trovo avere grandi capacità di rapporto con i ragazzi: autori, editori, attori e lettori… Penso in ordine sparso a Antonio Ferrara, Sara Marconi, Carla Colussi, Chiara Carminati, Alessia Canducci, Matteo Biagi, Silvia Vecchini, Teresa Porcella, collettivi come Hamelin, EquiLibri, SciogliLibro o Allibratori…
6. Quali sono le caratteristiche che un libro per bambini deve avere per essere un buon libro?
Deve avere al centro una buona storia, cioè parlare attraverso azioni riconoscibili e situazioni interessanti: non attraverso dichiarazioni o morali.
Deve essere subito interessante e rimanere in testa.
Normalmente ha più livelli di lettura.
Normalmente è contagioso, viene voglia di farlo conoscere.
7. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 3/6 anni?
- A caccia dell’orso, Michael Rosen, Helen Oxenbury, Mondadori
- Prosciutto e uova verdi, Dr Seuss, Giunti Junior
- Federico, Leo Lionni, Babalibri
8. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 6/11 anni?
- Il GGG, Roald Dahl, Salani
- Zoottica. Come vedono gli animali?, Guillame Duprat, L’Ippocampo
- Drilla, Andrew Clements, Rizzoli
9. Quali sono per te i tre libri più belli per Giovani Adulti?
- L’approdo, Shaun Tan, Tunué
- L’evoluzione di Calpurnia, Jacquelini Kelly, Salani
- Il buio oltre la siepe, Harper Lee, Feltrinelli
10. Parlando di promozione alla lettura quanto pensi sia importante il ruolo della scuola e delle insegnanti, della famiglia, della società?
Tutti contiamo, tutti possiamo fare la differenza.
Nessuno però dovrebbe far pensare che leggere è qualcosa di cui si possa fare a meno o che sia strettamente legato alla scuola: dovremmo far capire i tanti modi in cui leggiamo e aiutare a sviluppare abilità di lettura permanenti (penso non solo alla “comprensione del testo” ma a qualità trascurate come la capacità di dare una voce ai personaggi, di immaginare gli ambienti, di emozionarsi con un libro, di ridere o piangere…).
Quindi: tutti dovremmo far qualcosa di più per mostrare non solo “quanto sia facile” leggere, ma anche cosa non è scontato, cosa si impara, cosa si può fare in modi diversi. “Tutti dovremmo” non è affatto una formula assolutoria: dovremmo farlo ognuno individualmente, e dovrebbe farlo la società, con interventi possibili, mirati e precisi (perché solo così si rende possibile un’inversione di tendenza nel calo dei lettori); occorrono leggi specifiche, occorre un impegno meno ambivalente da parte della televisione e della stampa (sulla televisione italiana i libri hanno uno spazio risibile rispetto a quanto accada all’estero), occorre una formazione e un aggiornamento permanente specifici. Siamo in piena emergenza e tutti possiamo fare la differenza: se non basta pensare alla lettura come ricchezza di un Paese, guardiamola almeno come “infrastruttura” di un Paese; investire in lettura oggi significa creare le premesse per il futuro.
11. Quali sono secondo te i fattori che contribuiscono ad ottenere nei giovani un rapporto sano con l’oggetto libro/con la lettura?
La possibilità di condividerlo, la dimensione sociale del libro.
12. Qual è il tuo libro preferito di sempre?
Difficile dirlo: la lettura per me tollera male l’avverbio “sempre”. Se deve essere sempre, che lo sia in forma metaforica: e siano le Fiabe italiane di Italo Calvino.
13. Qual è la tua citazione letteraria preferita?
“42” (Douglas Adams, Guida galattica per autostoppisti, 1979).
Un po’ di link approfondire il lavoro di Beniamino Sidoti:
- Lettere a una professoressa e a tutti gli altri insegnanti
- Ventalogo della lettura
- A scuola è un peccato non leggere
- A scuola si legge anche quando non c’è tempo
- Dieci cose non così ovvie sulla lettura nella scuola primaria e non solo
- L’arco delle alleanze (intorno al libro)
Le pubblicazioni più recenti (oltre a Lettori in gioco):
[Le foto sono state originariamente pubblicate su Milk Book]
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