della Redazione

Continua il ciclo di interviste (leggi QUI le altre) a chi si occupa in prima persona di promozione della lettura: librai, bibliotecari, blogger, esperti di illustrazione e letteratura per ragazzi e per l’infanzia. Carla Colussi (in arte Girandola), libraia e contastorie, per anni ha lavorato nel Teatro Ragazzi. Oggi porta storie e laboratori nelle scuole, nelle librerie e nelle biblioteche. Ha un’associazione di promozione alla lettura (Girandole in Tour) e il blog StorieGirandole.it. Collabora con Libri Calzelunghe.

1. Come sei arrivata alla promozione alla lettura, qual è il tuo percorso professionale?

Il mio percorso è un po’ atipico. Mi sono laureata in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma con una tesi in Storia del Teatro e dello Spettacolo e per vari anni ho lavorato in teatro. Mi è sempre piaciuto lavorare con i bambini e i ragazzi e ho scelto di fare Teatro Ragazzi e laboratori di teatro con loro. Altra mia passione: la lettura e i libri. A un certo punto fondere le due cose è stato un passaggio naturale. Oggi uso le tecniche di narrazione per raccontare storie e libri. Sto continuando a studiare e a perfezionarmi.

2. Fai una breve presentazione di te e delle tue attività legate alla lettura in particolare nelle scuole.

Sono fondamentalmente una raccontatrice di libri e di storie che usa la narrazione, sia per raccontare ai bambini, sia per fare formazione sulla lettura ad alta voce e sui libri per bambini agli adulti. Le modalità con le quali si può promuovere la lettura nelle scuole sono le più diverse. Credo però che ci siano due conditio sine qua non: la presenza di libri di qualità e il tempo. Per formare lettori è necessario che i bambini e i ragazzi abbiano tempo di leggere e che possano accedere a libri belli e di valore. Un dato sconfortante rilevato all’edizione 2016 della fiera Più Libri Più Liberi all’incontro “Il mercato del Libro per ragazzi. I bambini non finiscono mai” a cura dell’AIE, è che a fronte di un 54% di bambini e ragazzi “lettori” c’è un crollo al 41% dei giovani sopra i 17 anni, per scendere ancora nell’età adulta. Sapete questo cosa vuol dire? Non che gli adulti non hanno tempo (se sei un lettore leggi nei ritagli di tempo: io leggo mente aspetto l’autobus, dal dentista…), ma che non stiamo formando lettori e questo è un dato su cui dobbiamo assolutamente riflettere e che Silvia Blezza Pincherle ben mette in evidenza in Formare lettori, promuovere la lettura (Franco Angeli, 2013), sottolineando l’importanza di formare lettori, attraverso un lavoro incentrato sul piacere della lettura e sul piacere della parola, tanto che lei parla proprio di “godimento linguistico”.

È per questo che io nei miei Progetti Lettura prediligo libri di qualità che però usino l’ironia, che credo sia uno dei veicoli più grandiosi che il teatro usa per arrivare a comunicare con chiunque. Attenzione io ho parlato di ironia e non di sarcasmo. Si ride con il bambino MAI del bambino. L’ironia è quella capacità sottile e geniale di vedere il modo alla rovescia.

In un progetto lettura si può leggere ad alta voce, ma anche proporre libri e facilitare e stimolare la discussione. Si può spronare i ragazzi a creare bibliografie per poi commentarle insieme. Si può fomentare i ragazzi affinché usino nelle recensioni qualsiasi mezzo espressivo (sto lavorando da qualche mese alla mappatura di alcuni romanzi, per proporre il metodo ai ragazzi si veda a tal proposito: libricalzelunghe.it/mappe-per-conoscere), dalla poesia alla filastrocca, il video e il fumetto, il jingle… Diciamo che di modalità di promuovere e fomentare il libro e la lettura ce ne sono diverse. Il problema è cosa succede dopo? Il bambino/ragazzo ha a disposizioni libri di qualità? Può frequentare librerie o biblioteche dove trova personale appassionato e competente? Nella sua scuola c’è una biblioteca scolastica? Le/gli insegnanti conoscono l’editoria per ragazzi? Ecco, c’è molto da fare soprattutto nella formazione degli adulti. Perché solo formando i formatori possiamo sperare di creare lettori dalle radici forti.

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3. Perché per te è importante fare promozione alla lettura e leggere ad alta voce?

E qui in parte mi riaggancio a quanto detto sopra. È ormai celebre la frase di Rodari che dice che leggere non è un atto istintivo. Le neuroscienze lo hanno confermato. Maryanne Wolf nel suo Proust e il calamaro (Vita e Pensiero, 2007) dice esplicitamente “Non siamo nati per leggere” sottolineando come il nostro cervello storicamente abbia dovuto riorganizzarsi per affrontare la letto-scrittura e lo fa ogni volta che un bambino impara a leggere . La Wolf sottolinea con forza anche che “un bambino impara a leggere la prima volta quando viene preso in braccio e gli viene raccontata una favola”. Quindi non solo lettura ad alta voce ma anche narrazione, che amplia l’immaginario e la capacità linguistica e che getta le basi per l’amore per le storie e quindi la possibilità di diventare un lettore. In questo senso la narrazione e la lettura ad alta voce sono fondamentali. Io però credo che sarebbe necessario anche rivedere i luoghi e le modalità con le quali avvengono le letture. Troppo spesso i momenti di lettura ad alta voce (e ahimè anche il teatro!) in biblioteca o in libreria sono vissuti come un parcheggio, i bambini (anche piccolissimi) ammassati davanti e gli adulti, dietro, spesso “a chiacchiera”. A scuola l’insegnate si mette a fare altro, quando addirittura non parla con la collega (sicuramente di cose importanti, però…), svilendo il momento e connotando quell’attività come “da piccoli” e non importante. Ho scritto in più occasioni su tale argomento e quindi rimando al mio articolo su Libri Calzelunghe (libricalzelunghe.it/lettura-a-scuola) e anche su Storie Girandole dove mi sono occupata, seppur brevemente e con l’intenzione di tornarci, di “fare scuola con i libri” (storiegirandole.it/libri-storie-e-giochi-per-imparare).

4. Come costruisci i tuoi percorsi di lettura? Come sono strutturate le tue letture con i bambini?

Costruire un percorso di lettura è un lavoro appassionante e lungo, che comporta studio e continuo aggiornamento. Io cerco di conoscere sempre le novità in uscita, andando in libreria, ma anche molto “spulciando” i blog e le riviste letterarie, cerco anche di andare a vedere cosa fanno negli altri Paesi, mi confronto con chi si occupa di libri e leggo, leggo e leggo.

Nel percorso di lettura cerco di mettere libri di ogni genere senza censure: albi, graphic novel, silent book, wimmelbuck, narrativa, per ogni età. Cerco quindi di portare tanti libri… Creare un percorso che i bambini possano ampliare, cerco soprattutto di lasciare stimoli e curiosità; lascio una bibliografia e una sitografia, per stimolare, soprattutto nei più grandi, la ricerca.

Quando leggo nelle scuole, nelle biblioteche o nelle librerie invito i bambini a mettersi comodi, ma non sdraiati (se hanno sopra i tre anni, con i piccolissimi, il discorso cambia radicalmente, c’è molto più contatto), questo per dare dignità al momento ed evitare “l’effetto sbrago” che secondo me è sbagliato. A scuola permetto, a chi vuole, di disegnare o scarabocchiare, molto dipende dalla situazione. Cerco di creare un momento magico arrivando spesso con una valigia scenografata (La Valigia di Girandola) e tirando fuori i libri a vista, creo una piccola scenografia, appendendo in giro illustrazioni e fotocopie a colori di copertine di libri, oppure disseminando oggetti che hanno anche fare con le storie o con l’autore. Anni fa, quando facevo la contastorie nel Teatro Ragazzi, ho creato il personaggio di Girandola, raccontatrice e raccoglitrice di storie girovaga. Oggi Girandola, con il suo gilet delle storie, racconta libri, anche che vengono da lontano. Il momento della lettura non deve mai essere banale e provo ad ammantarlo di fascino. Uso molto la voce e il corpo per creare situazioni e ambientazioni insomma leggo usando tecniche attoriche e di affabulazione, anche se non tutti sono d’accordo. Silvia Blezza Picherle sostiene che si dovrebbe leggere scomparendo dal testo e attenendosi esclusivamente alla punteggiatura. Io da parte mia uso entrambe le tecniche a seconda della situazione e dell’età del mio “pubblico”.

5. Hai un tuo metodo? Quali sono i tuoi maestri di riferimento?

Non saprei dire se ho un metodo. Diciamo che cerco di curare molto l’ambientazione e anche il personaggio, per creare un legame affettivo. I miei maestri sono soprattutto i grandi della narrazione orale come Celestini o Paolini, ma anche Baliani. La serietà professionale dei burattinai e dei pupari, la cura dei particolari di alcuni atelieristi come Fabrizio Silei o Marta Pisana.

6. Quali sono le caratteristiche che un libro per bambini deve avere per essere un buon libro?

Urca che domanda! Dunque vediamo. Innanzi tutto deve essere un bel libro curato nella cartotecnica. Perché il bello si impara. Poi deve essere curato nelle illustrazioni e deve essere immaginifico, cioè creare mondi attraverso l’utilizzo di parole evocative, piene, significanti, attraverso un periodare curato e mai banale, se poi l’autore riesce a condire il tutto con l’ironia, ecco credo veramente che siamo di fronte a un buon libro.

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È molto difficile invece rispondere alle tre domande seguenti, diciamo che i tre libri scelti per ogni età sono quelli di cui ho parlato più spesso e che amo particolarmente.

7. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 3/6 anni?

  • John Fardell, Ti magio, Il castoro
  • Mario Ramos,  Il re è occupato, Babalibri
  • Maurice Sendak, Nel paese dei mostri selvaggi, Babalibri

8. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 6/11 anni?

  • Roald Dahl, Il GGG, Salani
  • Jutta Ricther, Tutti i sogni portano al mare, Beisler
  • Jerry Spinelli, La schiappa, Mondadori
  • Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, BUR

9. Quali sono per te i tre libri più belli per Giovani Adulti?

  • Marie Aude Mauriel, Oh Boy, Giunti
  • Gedda, Magnone, Berlin (la trilogia), Mondadori
  • Madeleine L’engle, Nella pieghe del tempo, Giunti

10. Parlando di promozione alla lettura quanto pensi sia importante il ruolo della scuola e delle insegnanti, della famiglia, della società?

L’amore per i libri nasce in famiglia. Ormai molti studi evidenziano come difficilmente un bambino a cui non è stato letto in famiglia diventerà un lettore e come il bambino a cui viene letto fin dai primissimi mesi (se non addirittura prima) conosca e comprenda un maggior numero di parole. A questo punto l’arduo compito che ci troviamo a svolgere è incentivare e facilitare la lettura in famiglia, attraverso incontri con genitori nelle biblioteche, ma anche negli ambulatori pediatrici. Molto ha fatto il progetto Nati Per Leggere, soprattutto nel diffondere l’attenzione alla lettura dai primi mesi, ora però dobbiamo lavorare di più e meglio su la qualità del libro, su i libri per piccolissimi (0-12 mesi) e sulla fascia sopra i sette anni, che è stata abbandonata. È necessario facilitare l’incontro con il libro attraverso la capillare diffusione delle biblioteche, ma anche di bibliopoint, creare gruppi di lettura e arrivare a quei bambini che non vedono libri se non scolastici. E qui entra in campo la scuola.                                                                                          Il ruolo della scuola nella formazione di lettori è fondamentale. Purtroppo oggi la scuola è stretta dalla morsa dell’ossessione normativa e dall’ attenzione spasmodica alla programmazione e ai programmi. L’enorme pressione sociale che pesa su di essa affinché “ottenga dei risultati”, “centri gli obiettivi” fa perdere di vista il bambino e relega la lettura ad alta voce a momento “tappabuchi”, seppure c’è. Credo che sia il momento di rivedere l’intero sistema scolastico partendo da noi, chiedendoci che scuola vogliamo, perché la lettura in questa corsa ai risultati finisce con l’essere soffocata e schiacciata.

11. Quali sono secondo te i fattori che contribuiscono ad ottenere nei giovani un rapporto sano con l’oggetto libro/con la lettura?

È difficile dare una risposta unica. Io credo che per formare lettori, sia necessario incontrare il libro e le storie fin da piccolissimi. Se questo non accade, più si va avanti negli anni più è difficile. La lettura ha bisogno di tempi lenti, che mal si conciliano con la velocità a cui siamo spinti. Oggi più che mai “fare una cosa veloce” è indice di “essere migliore”, più dinamico. La lettura ha bisogno di tempi lenti ed è un’attività solitaria, nella maggior parte dei casi. E’ necessario (re)insegnare questo ai nostri ragazzi e a noi stessi. Comunque devo dire anche che i ragazzi tra gli 11 e i 16 anni che leggono sono tanti, ne è una riprova l’iniziativa “Mare di Libri” e blog come Qualcuno con cui correre.

12. Qual è Il tuo libro preferito di sempre?

Fino a qualche anno fa non avrei saputo rispondere, troppi libri. Oggi dico senza alcuna esitazione: Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Giunti. Un libro perfetto. Massacrato dalle riduzioni cinematografiche e anche da un certo tipo di critica che vede in Pinocchio un libro moraleggiate o l’esempio del bugiardo. Le avventure di Pinocchio sono il tipico esempio di romanzo di formazione. La fatica che Pinocchio compie per crescere, gli errori che fa, l’entusiasmo e la meraviglia per la vita, i pasticci in cui finisce rappresentano la strada e la fatica che deve compiere il bambino per diventare grande.

13. Qual è la tua citazione letteraria preferita?

“Da che mondo è mondo, e da che i bambini crescono, tutte queste storie scritte e lette hanno un nome molto bello: letteratura.” (Daniel Pennac)

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