della Redazione
Continua il ciclo di interviste (leggi QUI le altre) a chi si occupa in prima persona di promozione della lettura: librai, bibliotecari, blogger, esperti di illustrazione e letteratura per ragazzi e per l’infanzia. Stefania Liverini ha studiato all’Università degli Studi di Bari ed è dottore di ricerca in sociologia. Nel 2014 ha aperto il blog La coda dei libri.
1. Come sei arrivata alla promozione alla lettura, qual è il tuo percorso professionale?
A 20 anni ho cominciato a lavorare in una cooperativa sociale che gestiva servizi educativi e culturali per l’infanzia, tra i quali un ludobus e una biblioteca per ragazzi. Lì ho fatto esperienze di animazione socio-culturale, animazione di strada e ho scoperto il mondo della letteratura per ragazzi. Intanto ho proseguito gli studi con una laurea in Scienze Politiche e un dottorato di ricerca in sociologia, costruendo entrambe le tesi intorno al tema dell’universalità dei diritti dei bambini e pluralismo culturale. Ho cominciato a sperimentare proposte di letture e laboratori nelle scuole. Uno di questi progetti ha poi portato alla pubblicazione del libro “Signor pittore – Storie e percorsi di educazione all’immagine” (ed. La Meridiana 2007).
Continuavo a leggere e a collezionare picture books e ho iniziato a portarli in giro; sono diventati il punto di partenza per diverse proposte di workshop e anche il piccolo patrimonio con cui alimentavo le letture itineranti. Ho fatto parte di un gruppo di lettori volontari che leggevano negli studi di alcune pediatre che aderivano a Nati per Leggere e di un gruppo di cittadini che ha cominciato a leggere nelle piazze e nei giardini della mia città per chiedere all’amministrazione comunale l’apertura di una sezione dei ragazzi nella biblioteca (oggi abbiamo una piccolissima biblioteca e come volontari continuiamo a proporre attività di promozione della lettura). Ho continuato ad alimentare l’interesse nei confronti di questo mondo frequentando corsi, festival e fiere, partecipando ad incontri con autori, illustratori ed editori, leggendo le riviste di settore spaziando tra teorie e pratiche intorno ai libri per ragazzi.
Due anni fa ho pensato che raccontare attraverso il blog i libri che abitavano le librerie di casa mia sarebbe stato un modo per farli rivivere, provando a dire perché quel libro in particolare era finito su quella mensola. Ho cominciato a raccontarli sul blog provando a non svelare troppo, lasciando al lettore l’interesse e la curiosità nei confronti del libro.
2. Fai una breve presentazione di te e delle tue attività legate alla lettura in particolare nelle scuole.
42 anni. Ho due figli. Leggere a bambini e adulti non è la mia professione ma una passione che cerco di alimentare con disciplina, cura e costanza. La coda dei libri è il mio blog. I libri di cui parlo nel blog sono soprattutto picture book mentre le code sono i workshop, le idee per giocare e fare ricerca con i bambini e con gli adulti in formazione, intorno al mondo dei libri, partendo proprio dalle suggestioni regalate dagli albi illustrati.
Le code sono costruite spesso insieme alle compagne, colleghe da sempre, Patrizia Scardigno ed Antonella Cautero. Patrizia gestisce una libreria per ragazzi, Svoltastorie, a Bari mentre Antonella insegna in una scuola elementare. Ogni laboratorio ha di solito un momento di lettura e poi delle attività ispirate ai temi, agli ambienti, alle suggestioni delle letture proposte. Le attività di solito sono centrate sull’utilizzo di tecniche che mettono in gioco un sapere pratico e l’intelligenza delle mani . Tra le code alcune tra le più interessanti esperienze dell’ultimo anno sono state 1) “Un biblioteca di figure”, un percorso di educazione alla lettura a partire dai picture books per ragionare con i bambini sulla ricerca del significato, sullo studio del linguaggio (iconografico e testuale), sul ritmo della narrazione 2) “Capriole cosmiche dentro i libri di Leo Lionni”, un percorso per scoprire i mondi di Lionni, partendo dai suoi libri per bambini per esplorare la potenza narrativa di immagini e parole e sperimentare tecniche di colorazione delle carte. 3) “Il libro manufatto” un viaggio alla scoperta dell’oggetto libro: i formati, i materiali, e tutte le parti che lo compongono e la possibilità di sperimentare tecniche di scrittura creativa e tecniche di costruzione e di rilegatura del libro.
3. Perché per te è importante fare promozione alla lettura e leggere ad alta voce?
Dietro il libro che scegliamo di leggere c’è l’idea che abbiamo dei “bambini”, l’idea che abbiamo dell’infanzia. Scegliere per le letture libri curati nella storia, nella scrittura, nelle illustrazioni, libri che hanno richiesto per la loro elaborazione un lavoro serio e professionale da parte di autori e editori, è un gesto di rispetto e di riconoscimento nelle capacità, nelle competenze e nel pensiero del lettore bambino.
Fare promozione alla lettura per me è un modo per ragionare con i bambini, un’occasione per raccogliere e far emergere punti di vista sulle cose del mondo, usando il libro come trampolino dei pensieri. E quando si legge ad alta voce si crea una relazione fisica mentale ed emotiva che facilita lo scambio delle storie: di quelle scritte nel libro e di quelle che riguardano ciascun bambino.
4. Come costruisci i tuoi percorsi di lettura? Come sono strutturate le tue letture con i bambini?
Di solito quando progetto un’attività con i bambini mi piace “smontare” il libro, provando a ragionare sull’idea che c’è dietro, sul sentimento, sulla forma o sui dettagli che lo caratterizzano. Da qui parto e immagino assonanze tra titoli. Per questo anche il singolo laboratorio non nasce mai solo da un libro ma da una combinazione di titoli. Quando il libro si chiude è il momento delle code, delle attività che possono permettere a me e ai bambini di continuare a riflettere e giocare con i personaggi di una storia, con un particolare del libro, con l’emozione a cui rimanda o con altri dettagli – di forma e significato – di cui è fatto.
5. Hai un tuo metodo? Quali sono i tuoi maestri di riferimento?
La scelta di combinare titoli è importante anche per dare prova ai bambini di come tanti e diversi possono essere i linguaggi per raccontare. Allargare lo sguardo a queste numerose possibilità di prospettive diverse credo sia una delle finalità più importanti di un laboratorio di questo tipo: allargare affinché ciascuno possa sperare di essere colpito da qualcosa; in modo che possa esserci qualcosa capace di catturare l’interesse, la curiosità del bambino in modo che poi abbia voglia di muoversi verso il libro e poi magari verso altri libri. A me questo l’ha insegnato Franco Lorenzoni ne L’ospite bambino quando raccontava di quanto sia importante nella scuola coltivare il punctum e non solo lo studium. Un’altra cosa che mi piace fare durante i laboratori è partire dalle ipotesi, dalle domande e dalle esperienze di vita vissuta dai bambini con cui lavoro. Tutto quello di cui ragioniamo nei laboratori di solito parte o finisce con l’esperienza quotidiana, con le opinioni, i saperi di ciascun bambino. E dietro a questa attitudine c’è senza dubbio la profonda ammirazione per il lavoro pedagogico e culturale di Loris Malaguzzi. Poi, mi piace molto inquadrare l’autore, la tecnica narrativa o la soluzione iconografica o la storia dell’editore. E’ importante parlare anche di questi aspetti con i bambini e con gli adulti. Il libro è un prodotto culturale complesso; non va banalizzato e nulla rende più esplicito questo concetto se non il racconto di cosa c’è dietro al libro. Ovviamente il discorso assume ancora più valore se pensiamo ai classici o ad autori come Mari, Lionni, Sendak, Munari (di cui in tanti forse – anche nella scuola – ancora non conoscono lo spessore e la portata culturale rivoluzionaria del loro lavoro). In questo senso chi propone laboratori di educazione alla lettura ha bisogno di studiare, di approfondire in modo da essere capace di divulgare anche questi aspetti, senza dare per scontato che siano contenuti già acquisiti.
6. Quali sono le caratteristiche che un libro per bambini deve avere per essere un buon libro?
Non amo i libri che vanno a caccia di lettori in modo sciatto o furbesco, quelli ricetta o quelli che alimentano stereotipi. Un buon libro deve essere in grado di attrarre, di farsi guardare con attenzione e di suscitare stupore e curiosità. Un buon libro ha dei compiti importanti da realizzare: serve a far crescere il gusto estetico e l’immaginario, serve ad allargare le prospettive da cui guardare, e gli strumenti con cui interpretare, ciò che accade dentro o intorno a sé. Vale per i bambini e vale per i grandi.
7. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 3/6 anni?
Rispondo a queste domande restringendo il campo al mondo dei picture books. Premetto che ho difficoltà a fare divisioni nette per età ed escludo dalla ridotta lista i grandi classici.
- Sulla mia testa, Emile Jadoul, Babalibri
- Quante cose so, Ann Rand, illustrato da Paul Rand, Edizioni Corraini
- Abbaia, George, Jules Feiffer, Salani editore
8. Quali sono per te i tre libri più belli per bambini dai 6/11 anni?
- Un piccolo cappuccetto rosso, Marjolaine Leray, Logos edizioni
- L’orso che non c’era, Oren Lavie e Wolf Erlbruch, Edizioni e/o
- Il cuore di Chisciotte, Gek Tessaro, Carthusia Editore
9. Quali sono per te i tre libri più belli per Giovani Adulti?
- Io aspetto, Davide Calì, Serge Bloch, Kite edizioni
- La città, Armin Greder, Orecchio Acerbo
- L’approdo, Shaun Tan, Elliot edizioni
10. Parlando di promozione alla lettura quanto pensi sia importante il ruolo della scuola e delle insegnanti, della famiglia, della società?
Rodari diceva che non siamo nati per leggere, ma per crescere lettori. In questo senso la responsabilità degli adulti nell’avvicinare bambini e libri è enorme. Occorre però fare un lavoro di promozione della lettura quasi capillare anche tra gli adulti (soprattutto in alcune zone del nostro Paese), per far conoscere titoli , storie e ancora prima il valore della lettura. In questa direzione ho cominciato a proporre in alcune biblioteche, librerie o nidi e scuole dell’infanzia “Fin da prima – un incontro aperto a genitori, educatori e curiosi per esplorare il valore e la bellezza della lettura con i bambini fin da subito, anzi fin da prima”. Sono incontri di un paio d’ore in cui attraverso gli argomenti di autori come Aidan Chambers, Marco Dallari, Luigi Paladin, Rita Valentino Merletti e altri, si approfondiscono grandi temi come cosa significa leggere, come si può coltivare il piacere di leggere, ecc. Durante gli incontri leggo alcuni libri e propongo tracce, mappe per orientarsi nella produzione editoriale per bambini. Gli incontri sono gratuiti per chi partecipa, chi organizza invece baratta l’incontro con un picture book. Si crea una specie di circolo virtuoso perché i libri ricevuti alimentano il blog e le altre letture e al tempo stesso gli adulti che partecipano diventano lettori un po’ più attenti o semplicemente un po’ più curiosi di una biblioteca o di una libreria.
Mi sono resa conto che è importantissimo cominciare a proporre questa attività di “alfabetizzazione alle ragioni della lettura” già con i genitori di bambini molto piccoli, per due motivi. Il primo: i neo genitori sono molto attenti e ricettivi rispetto ai bisogni dei loro piccoli ma spesso non conoscono il mondo dei libri per bambini. Il secondo: la lettura a casa come rituale, come abitudine quotidiana è una condizione necessaria (anche se non sufficiente) per coltivare lettori e un’occasione ghiotta per spiegare ai genitori del perché sia importante continuare a leggere ai bambini ad alta voce anche quando i piccoli sapranno già leggere in modo autonomo.
Una riflessione finale sulla scuola. Abito in Puglia e nonostante ci sia un bel fermento nella mia regione, con tante librerie specializzate e alcuni festival importanti, esiste una scarsa conoscenza del mondo dei libri per bambini e ragazzi nella scuola. I picture book, ad esempio, sono spesso a torto considerati libri per i bambini che non sanno ancora leggere; nei loro confronti scatta quasi sempre un pregiudizio da parte degli insegnanti che rende difficile la possibilità di portare questi libri in una classe del secondo ciclo delle scuole elementari o nelle scuole superiori. Occorre anche nella scuola coltivare lettori, proporre esperienze piccole ma comunque utili a far crescere consapevolezza e curiosità intorno al libro per ragazzi da parte degli adulti che hanno la responsabilità dell’insegnamento. C’è un mondo in cui occorre perdersi.
11. Quali sono secondo te i fattori che contribuiscono ad ottenere nei giovani un rapporto sano con l’oggetto libro/con la lettura?
Bella la domanda con la specifica dell’aggettivo sano! In effetti molti ragazzi hanno un rapporto poco sano, forzato, imposto con i libri (“devi leggere almeno 45 min al giorno!” “devi fare il riassunto del libro che hai letto!” “se non leggi almeno un capitolo non ti faccio giocare al cellulare”… ecc. ). Forse un rapporto sano con i libri si può costruire con la loro frequentazione, con la possibilità di vederne e conoscerne tanti, diversi e di tanti generi e poi con il riconoscimento in famiglia o in classe del valore del libro. Non si tratta di proclami o di prediche dedicate a questo tema: se una cosa è importante per un genitore o per un insegnante, il bambino e il ragazzo devono vedere il segno di questo valore nei gesti quotidiani degli adulti e questo significa ad esempio leggere insieme a loro, o poter vedere un papà o una mamma che leggono in casa, o avere un tempo o uno spazio a scuola per leggere anche con l’insegnante, chiacchierare dei libri che si leggono in casa o a scuola. Insomma piccole pratiche quotidiane che sappiano dire, senza parole, dell’importanza della lettura.
12. Qual è Il tuo libro preferito di sempre?
Un libro che ho nel cuore da tanto tempo è Le piccole virtù di Natalia Ginzburg, “sempre” però è una parola troppo definitiva per la scelta di un libro, diciamo che un libro a cui amo ritornare.
13. Qual è la tua citazione letteraria preferita?
Sempre da un picture book:
“Un bambino ha piccole mani,/piccoli piedi e piccole orecchie,/ma non per questo ha idee piccole.” (Che cos’è un bambino?, Beatrice Alemagna, Topipittori)
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