di Rachele Bindi – Psicologa psicoterapeuta
Durante Il Maggio dei Libri di quest’anno mi era venuta la voglia di lasciar parlare i lettori, indicendo una ricerca sui social. Nel formulare la mia domanda ero stata volutamente molto vaga. Chiedevo a chi ne aveva voglia di indicarmi quali fossero i libri che “fanno bene”, senza dettagliare cosa intendessi. Ho subito ricevuto diverse domande sia su Facebook sia via email, di persone che mi chiedevano di spiegarmi meglio, perchè altrimenti il quesito diventava a loro avviso poco sensato o difficile.
Ho cercato di chiarire le mie intenzioni in un post (che potete leggere qui) e sono stata ampiamente ripagata: centinaia le persone che hanno segnalato un libro (e molte anche più di uno) e tantissime quelle che si sono soffermate anche a spiegare il perchè della scelta del titolo.
Prima di lasciarvi alla lista dei libri (premetto che non ho fatto una classifica, li ho ordinati solo alfabeticamente per titolo, senza dire quante volte ogni testo è stato citato) vorrei fare qualche considerazione sulle motivazioni, che in fondo, per deformazione professionale, attirano il mio interesse di libroterapeuta.
A quanto pare, cercando di categorizzare le oltre 500 risposte che mi sono arrivate, i lettori sostengono che un libro “fa bene” se:
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aiuta a riflettere su se stessi;
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aiuta a riflettere sulle relazioni interpersonali;
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aiuta a comprendere l’altro (un individuo che appartiene ad una diversa etnia o religione, ma anche solo un individuo che non conosco);
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“racconta perché i libri fanno bene, o semplicemente perché non ne possiamo fare a meno se vogliamo vivere”;
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porta a riconsiderare il passato, nei suoi pregi e nei suoi difetti, sia inteso come passato personale che storia collettiva;
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esplora i sentimenti;
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consola mostrando che “anche in mezzo allo sconforto la strada esiste”;
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incoraggia ognuno a cercare di sconfiggere le proprie paure, mostrando che è possibile;
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arricchisce la propria spiritualità;
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racconta la storia di un riscatto personale, di un personaggio che nonostante tutto riesce a raggiungere i propri obiettivi;
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ricorda che la gioia può derivare anche dalle piccole cose;
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parla dell’uomo come di un essere fondamentalmente dotato di buoni sentimenti e che può riuscire a sconfiggere i suoi demoni interiori;
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alleggerisce il quotidiano, aiutandoci a trovare una dimensione positiva in cui immergere i pensieri per il tempo della lettura;
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consente di conoscere luoghi e storie che rimarranno nella memoria del lettore;
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permette di identificarsi con i personaggi e di viverne un pò la vita;
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aiuta ad affrontare momenti difficili, come l’elaborazione di un lutto;
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“fa sorridere, fa piangere, fa trepidare, fa ridere, fa pensare e fa innamorare”;
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riesce a stupirti, facendoti cambiare punto di vista;
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mostra all’individuo alcune dinamiche del collettivo, spronandolo a riflettere o a cercare di cambiarle;
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permette di confrontarsi con la bellezza, anche estetica, della scrittura;
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aiuta ad accettare i limiti, “insegna a prestare attenzione a quello che hai, invece che a quello che non hai”;
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“celebra la resilienza dell’animo umano e la straordinaria forza delle donne”;
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ci ricorda quali sono i veri valori;
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ci sprona a cambiare;
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ci diverte;
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“fa venir voglia di vivere”.
Probabilmente siete curiosi di sapere quale fosse il testo che riportava l’ultima motivazione, che ci fa fantasticare sul Libro, quello che fa bene sicuramente a tutti, il farmaco universale. La varietà dei titoli e delle motivazioni (soprattutto) a me ha ricordato proprio l’esatto contrario: che non esiste un libro perfetto per ognuno in ogni momento della vita, ma ne possono esistere tanti, che quando serve consolano e spronano, alleggeriscono e scavano nel profondo, confermano e spingono a cambiare.
Ringrazio tutti per la partecipazione e vi lascio nella galleria la lista… Buone letture!
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