di Virginia Stefanini – GiGi. Il Giornale dei Giovani Lettori

*Su permesso dell’autrice ripubblichiamo questa recensione originariamente apparsa QUI (in data 23 settembre 2015), sul sito GiGi. Il Giornale dei Giovani Lettori.

Cominciamo con il già citato La vera storia del pirata Long John Silver di Björn Larsson, edito da Iperborea.

A partire dalle pagine del più celebre romanzo d’avventura di tutti i tempi e distaccandosene mano a mano, nel libro si staglia il ritratto di un personaggio straordinario che percorre in lungo e in largo gli Oceani, protagonista di avventure come contrabbandiere, marinaio, schiavo e infine quartiermastro dei più famigerati capitani negli anni d’oro della pirateria, infine testimone della fine di un’epoca. La vera storia del pirata Long John Silver conserva tutto il fascino dell’avventura classica, con in più uno sguardo partecipe verso l’umanità dei personaggi e la consapevolezza della ferocia di un’epoca.

Björn Larsson, come tutti i lettori di Stevenson, deve essere rimasto affascinato dal carattere sfaccettato del celebre pirata con una gamba sola, alla bisogna spietato e violento, ma al tempo stesso dotato di bonomia e arguzia. Facendogli raccontare in prima persona la propria vita, dall’infanzia fino alla vecchiaia trascorsa su un’isola remota, in una lunga lettera/memoriale indirizzata al ex-compagno Jim Hawkins, Larsson compie un’operazione letteraria che si accosta alla fan fiction: ci restituisce un punto di vista inedito su eventi già noti. Sebbene l’avventura narrata ne L’isola del tesoro non venga ripercorsa integralmente nel libro, il personaggio resta fedele alla sua natura e ai suoi scopi, mentre conoscere gli episodi e i personaggi del romanzo originale rende più coinvolgente la scoperta di tanti riferimenti.

Assai intrigante anche l’incontro fittizio fra Long John Silver con lo scrittore Daniel Defoe, impegnato nella compilazione dell’enciclopedia piratesca A General History of the Robberies and Murders of the most notorious Pyrates. L’opera, realmente pubblicata nel 1724 sotto lo pseudonimo del Capitano Charles Johnson, non può essere attribuita con certezza all’autore di Robinson Crusoe, ma ha di sicuro influenzato molta della letteratura di pirati del secolo successivo, fra cui l’opera di Stevenson. Larsson si diverte a mischiare ancora di più le carte fra realtà e finzione, suggerendo che sia stato proprio Long John Silver a raccontare a Defoe molte delle vicende poi trascritte nell’opera.

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Più bizzarro e grottesco è invece il romanzo Buona apocalisse a tutti!, edito da Mondadori nel 2007 e scritto nel 1990 da Neil Gaiman e del recentemente scomparso Terry Pratchett. Per l’occasione potremmo definirlo una sorta di fan fiction niente meno che… sull’Apocalisse di Giovanni!

Trattandosi del primo romanzo di Terry Pratchett che leggo, non sono in grado di riconoscere le influenze sul testo di un autore da molti definito un genio nel genere fantasy umoristico.

Conosco invece assai bene romanzi e fumetti di Neil Gaiman, uno scrittore che ha fatto della rielaborazione di fonti mitologiche e letterarie in chiave fantastica uno dei suoi marchi di fabbrica. Tutta la sua produzione, dal capolavoro a fumetti Sandman ai romanzi come American Gods, I figli di Anansi, L’oceano in fondo al sentiero (qui una mia breve recensione sul blog Cartaresistente), è percorsa da personaggi strappati al loro pantheon di origine, che sia quello nordico di Odino e Loki, la mitologia greco/romana o le opere di Shakespeare, per essere poi trasferiti nel mondo contemporaneo con conseguenze oscure e imprevedibili.

In Buona Apocalisse a tutti!, l’avvento dell’Anticristo in un paesino di campagna dell’Inghilterra del sud sotto le spoglie di un ragazzino di undici anni, che crede negli Ufo e nel regno sommerso di Atlantide allo stesso modo che nella salvaguardia dell’ambiente, è l’occasione per imbastire una fulminante kermesse di forze paradisiache e infernali, con tanto di Quattro Cavalieri dell’Apocalisse – Guerra, Carestia, Inquinamento (che ha sostituito Pestilenza dal 1936…) e Morte – nei panni di rombanti Hell’s Angels.

Tocca a Crowley, demone che in passato fu il serpente tentatore di Eva, e all’angelo Azraphel, un tempo guardiano del giardino dell’Eden, oltre ad un manipolo di umani audaci ma impreparati (fattucchiere dilettanti, vecchie medium, cacciatori di streghe della domenica), decifrare le profezie della veggente Agnes Nutter in merito alla fine del mondo e scongiurarne il verificarsi, con sicuro divertimento per i lettori giovani e non!

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Il migliore esempio degli ultimi anni di creazione di un universo alternativo a partire da personaggi letterari già esistenti è secondo me quello dovuto alla mente immaginifica di Alan Moore. Il geniale sceneggiatore inglese è il creatore della celebre saga a fumetti intitolata La Lega degli Straordinari Gentlemen, illustrata da Kevin O’ Neill e formata da quattro volumi, tutti pubblicati (o ripubblicati) da Bao Publishing.

Nell’universo steampunk di Moore, Mina Murray, la giovane donna vittima del Dracula di Stoker, l’esploratore Allan Quatermain, l’Uomo Invisibile, il Capitano Nemo e il Dottor Jeckyll, insieme a Mr. Hyde, tutti emblemi letterari ottocenteschi, sono gli antieroi con poteri e abilità fuori dal comune riuniti dalla corona inglese per formare una squadra di agenti segreti. Ingaggiati per contrastare prima la minaccia occulta del diabolico Dottor Fu Manchu, e in seguito impegnati contrastare i piani del Dottor Moriarty e un’invasione marziana alla H. G Wells, i membri della Lega rivivono fuori dalle pagine dei loro romanzi di origine in un mondo di fantascienza rivisitato, in cui convivono scenari vittoriani e suggestioni futuristiche.

Di volume in volume, l’universo creato da Moore si infittisce di riferimenti sempre più ampi alla letteratura del passato e al Novecento, che finiscono per includere dei ed eroi classici, personaggi di Shakespeare, icone della letteratura per ragazzi, agenti segreti britannici di fama cinematografica e le creature abissali di Lovecraft, in una strabiliante e complessa cosmogonia.

La  serie La Lega degli Straordinari Gentlemen rimescola con una buona dose d’ironia trame labirintiche e contenuti piuttosto forti (sessualità e violenza sono trattate in modo esplicito), lasciando il lettore stordito ed entusiasta di fronte ad una marea di riferimenti. Difficile coglierli tutti, ma ancor più stimolante l’idea di andarli a scoprire dopo la lettura.

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In fondo la fan fiction, d’autore e non, dovrebbe fare proprio questo: continuare a stimolare la voglia di leggere storie passate e crearne delle nuove.