di Angelo Piero Cappello – Direttore del Centro per il libro e la lettura

Centocinquattotto anni fa, il 12 marzo 1863, nasceva in corso Manthoné, a Pescara, Gabriele d’Annunzio. Più tardi, lui stesso avrebbe inventato di essere nato a bordo di una imbarcazione in navigazione sull’Adriatico, per accreditare una predestinazione all’avventura, al rischio, al pericolo, al coraggio e alle grandi vittorie: ecco, di questa differenza tra il reale vissuto biografico dello scrittore (la nascita in un vicolo anonimo della provincialissima Pescara) e la leggendaria vita inimitabile del personaggio d’Annunzio (una fantasiosa nascita in mare) si nutrirà non solo l’aneddotica del tempo, ma tutta la futura interpretazione della vita e dell’arte di questo straordinario protagonista della nostra letteratura novecentesca. E sì che, in questa curiosa ‘costruzione’ della leggenda del personaggio, d’Annunzio ha avuto una parte importante ma il fatto è che le fantasie sul personaggio “creato” hanno finito per sovrastare la verità sulla persona reale fino a trasformare lo scrittore nel prigioniero di se stesso e della propria immagine, vittima come egli stesso ebbe a confessare del «…fastidio – che oggi è quasi l’orrore – d’essere stato e di essere Gabriele d’Annunzio… avvinto al passato e costretto al futuro di essa esistenza…». Insomma, la maschera e il volto, la leggenda e la realtà, il mito che ha finito per diventare tutt’uno con la vita.

Progetto senza titolo (2)Gabriele d’Annunzio a sette anni

A undici anni viene mandato in collegio, per realizzare una solida formazione culturale come si conviene ai rampolli della buona borghesia: anche qui, manco a dirlo, nella ricostruzione autobiografica fantastica il poeta si autorappresenta come il capobanda di un masnada di avventurieri, studenti temerari che sfidano l’autorità dei professori, guidati da un fanciullo già predestinato al comando, alla leadership indiscussa e indiscutibile, un ragazzo prodigio e già esteta, raffinato, colto e irresistibile seduttore; nella realtà, si tratta di un bravo ragazzo, studiosissimo e attento, rispettoso delle regole e dal rendimento scolastico altissimo. Dopo aver pubblicato, a spese di papà, il suo primo libro di poesie (Primo vere, 1880) si diffonde la notizia che il giovane e promettente poeta è morto a causa di una accidentale caduta da cavallo. Manco a dirlo, la notizia è falsa e promossa dallo stesso interessato per far parlare di sé e del suo volumetto di versi. Scrive quindi a Carducci, e si presenta come il poeta del futuro, chiamato e destinato a grandi opere.

A Roma, dove si recherà per iscriversi all’Università (dove, però, non metterà mai piede), il giovane si dedica a frequentazioni altolocate e colte, tra ricevimenti mondani e redazioni di giornali. Seduce e sposa la duchessina Maria Hardouin di Gallese, ma intanto avvia una lunga carriera di scrittore pubblicando il suo primo romanzo Il piacere. È il 1889: anno in cui si conclude la parabola discendente del verismo nostrano con la pubblicazione del Mastro don Gesualdo di Verga, e in cui si avvia la parabola ascendente del simbolismo nel romanzo con quello che, a buon diritto, si può considerare il primo romanzo del Novecento letterario italiano.

Le vicende biografiche di Gabriele d’Annunzio, per scelta stessa dello scrittore, non verranno mai ad essere disgiunte dalla sue vicende letterarie: così amori e letteratura, clamori e poesia, azioni e contemplazioni, gesto e testo costituiranno, d’ora in poi, la materia indissolubile di arte e vita di questo straordinario personaggio. Mentre il romanziere consolida il successo con Giovanni Episcopo e con L’Innocente (1892), il poeta fornisce nuovi argomenti di scandalo prima con Canto novo (1881), Intermezzo di rime (1884), l’Isaotta Guttadauro (1886) e poi con un falso cambiamento di toni, modi e temi poetici con il Poema paradisiaco (1893). Intanto, la vita privata dissoluta, dispendiosa e senza regole lo spinge a tentare anche l’esperienza politica quale candidato al parlamento d’Italia, insieme ad un avvicinamento alla massoneria. Nel frattempo, la vena poetica sgorga ricca e felice, producendo la sua opera in assoluto più famosa, il libro di Alcyone (1903), da cui è tratta la poesia che tutti leggono a scuola: La pioggia nel pineto, vero e proprio capolavoro di poesia contemporanea in cui la musicalità, tessuta su elementi non solo ritmici e di rima, ma su assonanze e ricorrenti onomatopee, si mostra come struttura portante dell’intero componimento. Ma a tutto questo dovrà rinunciare quando, travolto dai debiti, sarà costretto a lasciare l’Italia e la villa da lui presa in affitto con Eleonora Duse sui colli fiorentini, la “Capponcina”, per riparare in Francia lontano dagli invadenti e sempre più aggressivi creditori. Lì abiterà tra Parigi e la landa oceanica di Arcachon, dove completerà opere teatrali e scriverà la Contemplazione della morte (1912) e alcuni scritti giornalistici per il “Corriere della sera” che raccoglierà, solo più tardi, in due tomi, nel 1924 e nel 1928, sotto lo stesso titolo di Faville del maglio.

Progetto senza titolo (3)Gabriele d’Annunzio e i suoi cani nel giardino della Capponcina
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Nel 1914, però, la situazione politica internazionale precipita e Gabriele d’Annunzio, convinto della necessità dell’intervento italiano nella guerra al fine di completare il percorso risorgimentale di progressiva liberazione delle terre irredente e consolidamento dell’Unità d’Italia, rientra in Patria per chiamare il suo popolo alla guerra: una guerra che, con sprezzo del pericolo, combatterà anche in prima persona nonostante l’età non fosse più quella adatta all’impresa. Incursioni aeree, navali e via terra caratterizzeranno l’avventura bellica di Gabriele d’Annunzio che si rifiuterà di entrare nei panni del poeta da scrittoio avendo sempre voluto la perfetta coincidenza tra pensiero e azione. Quando, al termine della guerra, nell’ambito della Conferenza di pace di Parigi nel 1919,  l’Italia mostrerà di non saper imporre agli altri paesi l’integrale rispetto del Patto di Londra (1915), d’Annunzio griderà che la vittoria dell’Italia si poteva considerare “mutilata” con la perdita di Fiume e della Dalmazia. E deciderà di organizzare un piccolo esercito per tentare la conquista di Fiume, dove fonderà, per l’intera regione del Carnaro, una sorta di governo provvisorio detto “Reggenza” e fondato su una nuova costituzione (La Carta del Quarnaro) scritta dall’anarchico Alceste De Ambris. Solo l’intervento dell’esercito, con il rischio di centinaia di morti italiani, costringerà d’Annunzio ad abbandonare la città dalmata e riparare in Italia dove troverà dimora presso il lago di Garda, in una casa colonica requisita ai tedeschi dal Governo italiano e che lui trasformerà nel monumentale “Vittoriale degli Italiani”.

Recluso in quella dorata prigione sul Garda, d’Annunzio non parteciperà più alla vita pubblica, lontano dai clamori e dalle polemiche politiche, preferendo dedicare gli ultimi anni della sua vita alla sistemazione delle sue ultime opere letterarie. Escono infatti nel 1921 il Notturno, nel 1924 il primo tomo delle Faville del maglio intitolato Il venturiero senza ventura e altri studii del vivere inimitabile, nel 1928 il secondo tomo intitolato Il compagno dagli occhi senza cigli, e, infine, nel 1935, il volume Cento e cento e cento e cento pagine del Libro segreto di Gabriele d’Annunzio tentato di morire. La morte sarebbe sopraggiunta tre anni più tardi, il 1 marzo 1938, per emorragia cerebrale forse dovuta ad un eccesso di uso di cocaina.

 

Progetto senza titolo (4)D’Annunzio nello studio della sua villa, 1895
©MP/Leemage

RILEGGERE D’ANNUNZIO

Rileggere d’Annunzio a scuola non è impresa facile, anche per la distanza storica e la diversità di linguaggio che separa l’opera dello scrittore di Pescara dalla lingua contemporanea. I docenti, però, potranno identificare, anche a seconda del grado di scuola, percorsi di lettura “tematici” che possano guidare gli studenti alla scoperta della ricchezza straordinaria della letteratura e delle sue potenzialità mimetiche e rappresentative del mondo emozionale che ognuno di noi ha dentro.

Per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado la rilettura di novelle abruzzesi, messe a confronto e a contrasto con le novelle siciliane di Verga e Capuana, potrà fornire spunti per affrontare il tema delle tradizioni popolari, della cultura agricola e contadina del secolo scorso dove si consumavano riti, miti e credenze di cui ancora oggi si ha qualche traccia: il confronto, ad esempio, della novella Dalfino (tratta dalla raccolta Terra Vergine, di d’Annunzio) con Rosso malpelo (tratta dalla raccolta Vita dei campi, di Verga) potrà essere tutto giocato sulle apparenti somiglianze dei due protagonisti, sulle somiglianti modalità stilistiche usate dai due scrittori per rappresentare i loro personaggi ‘del popolo’ (ad esempio, il frequente ricorso all’epanalessi, che ancora oggi caratterizza il linguaggio parlato o il dialetto) per poi mostrare la differenza dei risultati raggiunti nelle rispettive novelle sulla base delle diverse tipologie di aggettivazioni usate (nel primo, l’aggettivazione ricca e a tinte forti; nel secondo, un’aggettivazone scarna ed essenziale).

Per gli studenti dell’ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado, invece, sarà opportuno proporre un discorso che possa prendere le mosse proprio dalla falsa leggenda che avvolge il personaggio d’Annunzio: si potrà procedere a mostrare molto evidentemente la realtà umana e artistica di uno scrittore che ha garantito la sprovincializzazione della letteratura italiana inserendosi per la prima volta nel grande flusso della letteratura europea: Il piacere, ad esempio, purché non letto solo nelle sue apparenze di testo rappresentativo del più vacuo estetismo decadente, ma cogliendovi tutti quegli elementi del simbolismo europeo che d’Annunzio ‘importa’ in Italia dai maestri europei del romanzo simbolista (Amiel, Bourget, Barrés) e che costituiranno la cifra segreta della sua restante prosa fino al Notturno e al Libro segreto. Sul versante della poesia, una selezione di testi poetici ‘simbolisti’ potrà far emergere la novità assoluta del linguaggio poetico dannunziano rispetto alla tradizione carducciana: testi dal Poema paradisiaco e da Alcyone potranno fornire utile supporto a lezioni di metrica e ritmica del testo poetico, unitamente alla individuazione di quelle figure retoriche che ancor oggi sono presenti in abbondanza nel linguaggio della pubblicità: le onomatopee, le assonanze, le annominazioni, le paronomasie ecc.

Progetto senza titolo (5)Registrazione dell’atto di nascita di Gabriele d’Annunzio avvenuta a Pescara il 13 marzo 1863
AS Pescara, Fondo stato civile

 

Bibliografia consigliata

Opere di d’Annunzio
Tutte le novelle, Roma, Newton Compton, 1995
Il piacere, Milano, Mondadori, 2016
Giovanni Episcopo, Firenze, Edimedia, 2019
L’Innocente, Roma, Newton Compton, 2011
Notturno, Milano, Mondadori, 1995 
Libro segreto, Milano, Rizzoli, 2010 
Poesie, Milano, Rizzoli, 2011
Il fastello della mirra, Roma, Bibliotheka, 2018

Opere su d’Annunzio
Giorgio Barberi Squarotti, Invito alla lettura di Gabriele d’Annunzio, Milano, Mursia, 1990
Gianni Oliva, D’Annunzio, Milano, Mondadori 2020
Raffella Bertazzoli, Gabriele d’Annunzio, Firenze, Le Monnier
Cristina Montagnani-Pierandrea De Lorenzo, Come lavorava d’Annunzio, Roma, Carocci, 2020