di Gabriella Glieca – Scuola Primaria “Via Pescara” (Chieti)

La Giornata della Memoria è un momento importante e ho sempre affrontato l’argomento già dalla classe terza della scuola primaria. “Ricordare” è fondamentale, soprattutto quando bisogna cercare di rimediare alle brutture perpetrate dalla follia umana. Al tempo stesso, tuttavia, sono altrettanto convinta che sia riduttivo concentrarsi su alcuni “giorni speciali” slegati dalla programmazione didattica, un po’ come accade per i Diritti dell’infanzia o per la Resistenza.
L’Educazione alla cittadinanza, di cui queste tematiche fanno parte, sono per me una consuetudine e non un’azione didattica a spot. Penso che il modo migliore perché queste “buone pratiche” diventino prassi sia “viverle” giorno per giorno attraverso il piacere di stare insieme in una classe che gradualmente diventa comunità.
Fin dalla prima cerco di far riflettere i bambini sui valori dei diritti umani, sulla “non discriminazione” e sul rispetto e la valorizzazione delle diversità e delle differenze . E ogni anno al tema dell’Olocausto riservo almeno un’intera settimana. Non mi limito a un solo giorno, estemporaneo, perché ritengo che buona parte del lavoro educativo quotidiano vada speso per far crescere nei bambini una coscienza sociale che li porti ad accettare la diversità come un valore e non come un ostacolo. Tutto questo è possibile con un’impostazione interdisciplinare attenta alle tematiche sociali e interculturali.
Riguardo al tema della Shoah, sono consapevole di quanto sia difficile descrivere le dimensioni della tragedia, l’enormità delle perdite umane e l’abisso in cui l’uomo è riuscito a spingersi. Ogni volta la mia più grande preoccupazione è quella di riuscire a coinvolgere gli alunni senza traumatizzarli e – se ancora piccoli – senza procurare loro incubi notturni.
Penso sia importante portare avanti certe proposte cercando però l’approccio più adeguato, utilizzando gli strumenti più adatti alla sensibilità e alle capacità cognitive dei bambini. Quelli, cioè, che servono ad alimentare la conoscenza e la competenza interpretativa.
I libri per l’infanzia dedicati alla Shoah sono tanti e ho scelto La Bambina del Treno perché non lascia presagire un finale propriamente tragico, ma lascia la speranza.
Anna è una bambina ebrea in fila alla stazione insieme a sua madre, in attesa di essere caricata su un treno merci, all’interno di un vagone solitamente adibito al trasporto bestiame, per essere deportata al campo di concentramento di Auschwitz. All’arrivo del treno vengono spinte con forza sul vagone insieme ad altre persone. In piedi e ammassate. Da quella piccolissima grata, Anna intravede i campi di grano, il cielo azzurro e gli uccelli che volano, il sole della bella giornata e tra i campi, nascosto tra i fili d’erba c’è un bambino, è Jarek: i due sguardi si incrociano per pochi istanti, i due si salutano con la mano.

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Dopo aver parlato e discusso con i bambini ho chiesto di immaginare di poter cambiare il finale della storia e di scrivere un lieto fine trasformando il triste racconto in una bella fiaba. Abbiamo disegnato e costruito i vagoni di questo treno e ogni bambina e bambino ha infine realizzato una farfalla, il leit motiv delle pagine del libro.

 

Per maggiori informazioni sull’iniziativa: gabriella.glieca@gmail.com