di Maria Greco – Responsabile settore scuola Centro per il libro e la lettura
Illustrazione di Roberto Innocenti, tratta da La Storia di Erika

 

Breve excursus storico sulla didattica della Shoah

Il tema dell’insegnamento della Resistenza e dell’antifascismo risale a un convegno nazionale tenutosi a Ferrara nel novembre del 1970: vennero fuori molte manchevolezze nei libri di testo, dalla trattazione approssimativa e frettolosa dell’ultimo periodo di storia, alla noia e al fastidio per una lezione non facile, come scrisse Claudio Dellavalle negli Atti del Convegno. Bisognava riprendere il dialogo con le nuove generazioni sul tema della Resistenza e sulla Shoah, su quella parte di storia contemporanea trattata marginalmente. Nonostante gli sforzi di qualche insegnante “illuminato” e i buoni propositi del Ministero della Pubblica Istruzione, che aveva attivato fin dal 1993 una serie di corsi sulla didattica della Storia, fu solo col decreto Berlinguer che la situazione cambiò radicalmente, con l’inserimento dello studio del Novecento nell’ultimo anno di ogni segmento di scuola. A partire dal decreto, crebbe l’interesse per la Shoah nelle scuole e nelle Università in primo luogo. Nel 1998, sessantesimo anniversario delle leggi razziali, l’allora presidente della Camera Luciano Violante promosse una pubblicazione, fedele all’originale, delle leggi razziali e a partire dallo stesso anno per tre anni partì il progetto ministeriale I giovani, il Novecento e la memoria, in cui vennero coinvolti migliaia di studenti che iniziarono a interrogarsi, guidati dagli insegnanti, su certi temi specifici, quali la deportazione, le discriminazioni, i campi di concentramento…

A livello internazionale, in questo contesto, nacque la Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance and Research, un organismo internazionale che ha come scopi principali quelli di implementare e promuovere l’educazione all’Olocausto, preservare e mantenere la memoria della Shoah, promuovere l’apertura di tutti gli archivi e istituire in ogni paese un giorno della memoria. Considerando questi impegni, l’Italia nel 2000 istituì quale giorno della memoria il 27 gennaio. All’interno della Task Force merita particolare attenzione l’Education Working Group, composto da educatori e pedagogisti esperti nella didattica della Shoah, ai quali si deve la compilazione di un importante documento, le Linee guida per l’insegnamento della Shoah nelle scuole, tradotto in italiano con il titolo Come insegnare l’Olocausto a scuola (si può facilmente reperire nella sezione Archivio sul sito della Pubblica istruzione); altro documento ministeriale utile sono le Linee Guida Nazionali “Per una didattica della Shoah a scuola”, emanate nel 2018 in occasione della giornata della memoria.

 

Perché insegnare la Shoah alle nuove generazioni? Cosa e in che modo dev’essere trasmesso? Domande che ci poniamo in qualità di cittadini, prima che come insegnanti ed educatori. La risposta è semplice: la memoria è necessaria, è giusto che nella scuola, dove nasce la democrazia, si analizzi il percorso storico che ha portato all’eliminazione di circa sei milioni di ebrei e migliaia di rom, disabili, dissidenti politici, non ariani… perché solo nella scuola si imparano le differenze e si può, così, ritornare alla bellezza, all’intelligenza, all’equità e alla giustizia. Si deve far riflettere i giovani, dunque, sul tema delle minoranze, su quanto sia pericoloso estremizzare e su quanto sia importante venire a contatto con le  testimonianze di chi ha vissuto l’orrore sulla propria pelle, perché non si dimentichi ciò che è stato. Si deve odiare l’indifferenza perché riduce l’umanità dell’uomo.

Oggi, paradossalmente, la situazione pandemica che viviamo ci può aiutare nel trasferimento di alcuni concetti: attraverso un processo di immedesimazione, potremmo  porre all’attenzione dei nostri ragazzi il significato di confinamento, ricalcando la difficoltà dello stare relegati, chiusi in un luogo; potremmo sottolinearne l’etimologia latina (Cum=insieme e finis= fine, termine), soffermandoci sul cum, su questo insieme e, dunque, sul concetto di solidarietà, opposto di indifferenza. Un po’ come stiamo vivendo tutti noi, obbligatoriamente e necessariamente distanziati eppure quanto mai vicini nella lotta contro un virus, “contagioso e invisibile, ancora oggi difficile da debellare”, così recita la voce narrante nell’incipit del film-cartone La stella di Andra e Tati, basato sulla vera storia delle sorelle Andra e Tatiana Bucci, sopravvissute ad Auschwitz, una risorsa didattica preziosa, soprattutto per i più piccoli.

Nell’insegnare la Shoah “dobbiamo far passare il dolore in noi, non passare noi nel dolore”, come disse Ernesto De Martino, abbiamo l’obbligo morale di passare a valore il disvalore, come espresse bene Etty Hillesum nel suo Diario 1941-1943, una sorta di contro-dramma, una testimonianza di morte che diventa un inno alla vita: “Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dell’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo”. Liberarsi dall’odio e farlo diventare amore.

E’ tutt’altro che impresa semplice, ma ci tocca. Così come ci è d’obbligo non relegare la trattazione di questi argomenti a un momento particolare dell’anno, col rischio di “sovraesporre” gli studenti alla tematica, allontanandoli e disinteressandoli, e di ignorare la millenaria presenza ebraica nella storia dell’umanità, come se fosse lecito parlare di loro e della loro cultura solo nel momento della loro distruzione. Partire dalla trasmissione cauta, calibrata e attenta dei fatti quando ci rivolgiamo ai più piccoli, per poi passare alla scelta di percorsi completi, trasversali e mirati ad una comprensione maggiormente ampia e approfondita dei vari aspetti che caratterizzano la Shoah quando ci rivolgiamo ai più grandi.

Nella speranza che questi spunti di riflessione riescano a dare maggiore slancio alle vostre attività didattiche e che le nostre bibliografie possano essere un valido supporto per i vostri percorsi, vi auguriamo buon lavoro.