di Andrea Di Domenico – I. T. S. “Aterno – Manthonè” – Percorso di Istruzione di 2° livello (Pescara)

Il libro

Italo Svevo, “L’ennesima, ultima sigaretta”, da La coscienza di Zeno, Cappelli Editore, Bologna 1923 (prima edizione)

Un accenno di trama

Questo brano, tratto dal terzo capitolo del romanzo La coscienza di Zeno, evidenzia che la più grave malattia del protagonista, Zeno Cosini, non è tanto la dipendenza dal fumo ma la sua incapacità di perseguire un obiettivo prefissato. Nasce in lui un malessere non ben identificato e così decide di rivolgersi ad uno psicanalista, il Dottor S. Con il suo aiuto inizia a riflettere e a ripercorrere i possibili problemi irrisolti della propria vita, per capire la vera causa della propria inettitudine e della mancanza di forza di volontà che non gli permetteva di abbandonare la dipendenza dalla nicotina. Il Dottor S. invita Zeno a scrivere i ricordi legati al passato, che affiorano in lui in modo non cronologico. Racconta di un mal di gola molto forte che indusse un medico ad imporgli di smettere di fumare per motivi di salute. Questo fatto lo mise davanti alla fatidica decisione, che fino ad allora aveva sempre rimandato, di resistere. Anche quell’occasione però si rivelò un fallimento, perchè non ci riuscì. Zeno scrive anche dei tempi dell’università in cui provò invano a smettere, perchè forse a piacergli era più il proposito della fatidica ultima sigaretta che smettere di fumare realmente e, di conseguenza, la sua vita fu un susseguirsi di promesse non rispettate. Nel racconto c’è un continuo rimandare del protagonista ai tempi andati, in cui il desiderio di smettere di fumare viene vissuto con un approccio diverso a seconda delle fasi esistenziali. Dimostra un approccio alla situazione apparentemente più deciso da giovane e più indulgente da vecchio. Emerge, quindi, la figura di un antieroe, di un perdente.

Cosa ne penso

L’inettitudine, figlia della mancanza di autostima, rende l’uomo passivo di fronte alla vita e impossibilitato ad affrontare le sfide che essa gli pone davanti. L’uomo per antonomasia è vizioso, cerca piaceri infiniti in una vita finita: questo è il principale motivo della sua tristezza interiore. La dipendenza da questi vizi, quali ad esempio il fumo, è correlata all’importanza che si dà alla propria esistenza. Se mi trovassi nella condizione di Zeno, amando veramente me stesso e la mia vita, non mi andrei mai ad avvelenare con una sigaretta, non perderei tempo e salute con un vizio che non mi porterebbe mai da nessuna parte. “Bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere” è un concetto accertato e compreso dalla gran parte della nostra società. Nonostante ciò, la dipendenza è più forte della verità, perché chi non ha e non ha mai avuto grandi soddisfazioni nella vita si rifugia nei vizi, ben diversi dagli hobby che possono essere una dipendenza sì, perché tutto può esserlo, ma in un’accezione positiva. Il fumo è il “cancro” del nostro mondo, il prodotto di uomini che non apprezzano la vita e che mai la vivranno appieno, perché privati di se stessi, di poter respirare, correre e vivere in modo sano.

Una frase da citare

“Del senno di poi si può sempre ridere e anche di quello di prima, perché non serve”.

Affinità elettive

Una lista di film celebri sulle dipendenze: Trainspotting, Drugstore Cowboy, Easy Rider, Il cattivo tenente, Human Traffic.

Il sito web dell’Istituto Tecnico Statale “Aterno – Manthonè”: www.manthone.gov.it.

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