di Ileana Liberato – I. T. S. “Aterno – Manthonè” – Percorso di Istruzione di 2° livello (Pescara)

Il libro

Luigi Pirandello, Il treno ha fischiato, racconto tratto da Novelle per un anno, Meridiani Mondadori, Milano 1987

Un accenno di trama

Luigi Pirandello, drammaturgo, scrittore e poeta italiano ci racconta nella novella Il treno ha fischiato la storia del protagonista, il ragioniere Belluca, il momento in cui vive una vera e propria crisi sociale. La novella prende subito piede grazie alla tecnica del “medias res” catapultandoci nel bel mezzo di un’azione, dove diversi medici cercano una spiegazione razionale e scientifica a tale crisi. Belluca è un uomo che ricopre la carica di computista e il suo mestiere è tanto preciso quanto puntuale finché un giorno, durante le ore di lavoro, sembra perdere completamente il controllo ribellandosi di fronte al capo ufficio. A seguire, il povero Belluca, creduto matto da amici e colleghi, viene ricoverato in un ospedale psichiatrico ma solamente chi lo conosce bene sa a cosa è stato dovuto quel crollo. Il ragioniere, infatti, vive una vita dilaniata tra il lavoro d’ufficio oppressivo e l’insopportabile convivenza tra le mura domestiche con tre vecchie donne cieche, la moglie, la suocera e la sorella di quest’ultima, due sorelle vedove e i loro numerosi figli. Ogni sera si carica di lavoro extra per arrotondare le entrate, fino a quando non si accascia su un vecchio divano stremato dalla stanchezza. Ed è stato lì che all’improvviso, in una sera qualunque, ha l’impressione di sentire il fischio di un treno, e la mente comincia allora a viaggiare lontano in posti bizzarri e straordinari, in un tempo astratto e rassicurante evadendo così dalla realtà che lo stava schiacciando.

Cosa ne penso

Il cuore della narrazione evidenza, tramite il monologo interiore del vicino di casa, quanto possano essere illusorie delle semplici apparenze dalle quali non sempre si vuole andare oltre, svelando così una verità senza filtri. L’autore mette in risalto il tema della follia che si manifesta nella vita grigia e monotona del ragioniere che, in un momento di lucidità, percepisce da un’altra prospettiva la falsità che lo circonda. Egli è dunque appiattito dalla quotidianità e dalle regole della società, in quanto va avanti per inerzia vivendo la vita non più con piacere ma con un senso di dovere, sentendo così la necessità di trovare una via di fuga. Trovo interessante il contenuto che Pirandello trascrive metaforicamente, usando la figura del treno come mezzo di evasione e di riscoperta di se stessi (in questo caso non fisica ma mentale) lontano dal mondo reale, concedendosi una sosta per abbandonarsi a quelli che sono i sogni d’un uomo, a una realtà variopinta e tridimensionale. Credo che si possa trarre un riscontro tangibile con l’uomo contemporaneo, poiché anche nel nostro tempo odierno ci si dimentica facilmente di quale profumo abbia la vita e quante siano le piccole cose che ci rammentano di esser vivi e non dei semplici burattini in giacca e cravatta. Altre volte, invece, è la vita stessa a metterci con le spalle al muro con poche boccate d’aria, ma siamo sempre noi a tener le redini in mano e gestire il nostro tempo come meglio crediamo. E in un mondo dove ci si sente soffocare e anche un po’ stretti, c’è sempre la prima volta per ascoltare il fischio di un treno e lasciarsi cullare da un viaggio ricco di libertà e sensazioni colorate.

Una frase da citare

“Naturalmente, il primo giorno, aveva ecceduto. S’era ubriacato. Tutto il mondo, dentro d’un tratto: un cataclisma”.

Affinità elettive

Uno, nessuno e centomila, romanzo di Luigi Pirandello.

Il sito web dell’Istituto Tecnico Statale “Aterno – Manthonè”: www.manthone.gov.it.

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