DESCRIZIONE
Cosa succederebbe se una mattina qualcuno bussasse alla vostra porta e vi trascinasse via dalla vostra vita senza una spiegazione? Se al posto del vostro quotidiano
improvvisamente vi trovaste a fare i conti con un'esistenza decisa da altri? Difficile immaginarlo, nemmeno con uno sforzo di fervida fantasia. Eppure la storia narrata in
questo libro è accaduta davvero. I contorni rocamboleschi della vicenda sono però solo la cartina al tornasole di qualcosa di più profondo, di un male che sta alla radice. Non è il cosa è successo che fa di questa storia un monito universale, ma il come sia potuto succedere. Il modo per resistere che Nunzia Fulco ha scelto, durante i terribili anni del carcere, è stato scrivere queste pagine, giorno dopo giorno, senza nemmeno l'intento di farle diventare qualcosa. Fissare i pensieri su un foglio di carta come unico appiglio, unica finestra su una libertà che nessuno di noi immagina quanto sia fragile: nessuno tranne lei e chi come lei ha sentito addosso il peso di averla persa senza un vero
motivo. Le sue parole trasmettono un senso di profonda angoscia, quando scrive 'Ero convinta che non potesse esistere, nemmeno nei miei peggiori incubi, la possibilità di
essere rinchiusa in una prigione. Non sapevo che dentro il carcere ci potessero finire gli innocenti: persone non colpevoli di nessun crimine, esattamente come me'. Eppure
dietro tanta sofferenza, la speranza di riprendersi la propria vita non verrà mai meno, seppure scrive “E poi nei momenti cupi penso che vorrei smarrire la memoria. Sparire, scongiurare per sempre il pericolo di ritrovarmi. Sotterrarmi insieme ai miei ricordi e alle mie ferite...lasciare uscire tutto il mio sangue per inzuppare la terra che mi copre... –allo stesso tempo si aspetta- Chissà che proprio da li non cresca un fiore!”.